da Pietro Barnabè, Relatore: dott.sa M. Callari Galli, ControRelatore: dott. N. Martino. Facoltà, di Magistero, cdl in Pedagogia
1.1 Definizione di sciamanesimo
1.1.1 Lo sciamano
1.1.2 Sciamano ed estasi
1.1.3 Ruolo dello sciamano
1.2 Uso di sostanza che favoriscono stati estatici
1.3 Ricerca di una percezione allargata tramite un'alterazione artificiale della visione del reale
1.4 Le sostanze inebrianti ed il loro uso nella storia
1.4.1 Diversificazione nell'uso di tali sostanze
1.5 Allucinogeni e religioni
1.6 Sciamano e suoi condizionamenti sociali
1.7 Testimonianze storiche
1.8 Esperienze recenti
1.9 Razionalizzazione dell'esperienza estatica e concettualizzazione del soprannaturale
1.9.1 Importanza degli stati di percezione alterata nella codifica del soprannaturale
2.1 Avviamento all'acquisizione della capacità di sciamanizzare
2.1.1 Importanza dell'intervento divino: elezione
2.1.2 Ascesa al cielo e volo magico
2.2 Iniziazione sciamanica
2.2.1 Malattia come morte rituale
2.2.2 Un sogno iniziatico: morte e rinascita
2.2.3 Simbolismo racchiuso nel sogno
3.1 Limiti sociali imposti allo sciamano
3.2 Come si delinea la nuova figura del sacerdote
3.2.1 Specializzazione individuale e stratificazione sociale
3.3 Sacerdoti ed evoluzione storica: la teocrazia
3.4 La teocrazia soppianta lo sciamanesimo
4.1 Delinearsi di una cultualità popolare
4.2 Bipolarismo sociale nelle teocrazie
4.3 Innovazioni indoeuropee
4.4 L'Ellade ed il persistere di forme sciamaniche
4.4.1 La transe e la possessione
4.4.2 I Greci e le droghe
4.5 Il Dionisismo
4.5.1 Il rito come festa collettiva
4.5.2 Dioniso, divinità popolare ed innovativa
4.5.3 Scontro tra dionisismo e stato nella Roma repubblicana
4.5.4 Classi sociali, dionisismo e sua repressione.
5.1 Continuità della pianificazione religiosa istituzionale
5.2 Popoli che presentano una continuità con lo sciamanesimo, in Europa
5.3 Religiosità non ufficiale e sua repressione
5.3.1 Satana: nascita di un mito e suo ruolo
5.3.2 Formarsi di sette ereticali
5.4 Delinearsi storico del mito di Satana
5.4.1 Uso del mito per reprimere la pratica della transe
5.5 Evoluzione del mito di Satana: prime condanne ai suoi adoratori
5.6 Ultimo passo: Satana ha il suo esercito, pronto per essere condannato al rogo
5.7 La strega: espressione della cultura popolare
5.8 Di notte il popolo vive: riappropriazione della propria individualità tramite la transe e la festa
5.9 Dalla festa collettiva al rogo di gruppo: la criminalizzazione cattolica del Sabba
5.10 I peccati delle streghe: ricerca della conoscenza quando questa deve restare monopolio dell'istituzione
5.11 Le sette ereticali: l'accusa accomuna tutti, streghe e stregoni
6.1 Importanza del simbolo
6.2 Il simbolo come legittimazione di detenzione del potere
6.3 Come opera la Chiesa
6.4 Elementi sciamanici nella cultualità popolare
7.1 Tolleranza e controllo: ciò che si può e non si può fare con le droghe
7.2 Mezzo di controllo sociale
7.3 Disgregazione sociale ed effetto delle droghe inebrianti: l'alcol
1.1 Definizione di sciamanesimo.
Con sciamanesimo intendiamo definire la prima forma organizzativa, comune a tutti i popoli conosciuti, apparsa storicamente.
É una forma anche religiosa, ma sarebbe limitativo considerarla soltanto sotto questo aspetto.
É la prima forma di organizzazione sociale conosciuta, ma non é "primitiva". É consona ad un particolare stadio dell'evoluzione umana. Stadio in cui la vita quotidiana é organizzata collettivamente: collettiva é la fatica, tali benessere e sopravvivenza. La figura dello sciamano é il perno su cui ruota tale organizzazione collettiva.
Secondo J. Halifax:
Il termine sciamano deriva dal vedico sram, che significa scaldarsi da solo o fare austerità, e indica un'influenza delle civiltà paleo-orientali. Ma il complesso dello sciamanismo é più arcaico, facendo parte della cultura preistorica dei cacciatori siberiani e ricorrente in altre parti del mondo. Sebbene lo sciamanismo sia strettamente associato geograficamente con l'Asia Centro settentrionale, può essere incontrato in Africa, Oceania, nelle Americhe e nel Nord ed Est europei, ovunque popoli di raccoglitori e cacciatori siano esistiti e ovunque le loro tradizioni sacre abbiano mantenuto le proprie forme, nonostante i cambiamenti della cultura terrestre.
Lo sciamano, una figura mistico-religioso-politica definitasi durante il paleolitico superiore e forse risalente ai tempi dell'uomo di Neanderthal, può essere descritto non solo come uno specialista di cose spirituali, ma come figura multiforme. Gli sciamani sono guaritori, veggenti, visionari che hanno vinto la morte. Sono in comunicazione col mondo degli dei e degli spiriti. Possono lasciare i loro corpi mentre volano ai regni soprannaturali. Sono poeti e cantanti. Danzano e creano opere d'arte. Non sono soltanto leader spirituali ma anche giudici e politici, i depositari della conoscenza della cultura: storica, sacra e secolare. Hanno familiarità con l'astronomia così come con la geografia fisica; conoscono i regni vegetale, animale, minerale. Sono psicologi, comici e procacciatori di cibo. soprattutto, ovunque, gli sciamani sono tecnici del sacro e maestri dell'estasi.1
Tipologicamente simili sono sciamano e sciamanesimo, secondo Eliade2:
... tuttavia lo sciamano resta la figura predominante: perch é in tutta questa zona (Asia centro settentrionale) ove l'esperienza estatica é considerata come l'esperienza religiosa per eccellenza, lo sciamano, e soltanto lui, é il gran maestro dell'estasi. Una prima definizione di questo fenomeno complesso, quella, forse, che ancora, é la meno azzardata, potrebbe essere: sciamanesimo = tecnica dell'estasi.3
..., mentre lo sciamanismo corrisponde ad una "specialità" magica particolare sulla quale sempre torneremo: implica il "dominio del fuoco", il volo magico e così via. Cosí, benché lo sciamano sia, fra l'altro, anche un mago, non ogni mago può essere qualificato come sciamano. La stessa precisazione si impone nei riguardi delle guarigioni sciamaniche: ogni medicine-man é un guaritore, ma lo sciamano utilizza una tecnica propria solo a lui. Quanto alle tecniche sciamaniche dell'estasi, esse non esauriscono tutte le varietá dell'esperienza estatica attestate dalla storia delle religioni e dall'etnologia religiosa: non si puó dunque considerare un qualsiasi estatico come uno sciamano; questi é lo specialista di una transe durante la quale si ritiene che la sua anima puó lasciare il corpo per intraprendere ascensioni celesti o discese infernali.
Una distinzione dello stesso genere é parimenti necessaria per precisare il rapporto dello sciamano con gli "spiriti" ... si vedrá facilmente in che uno sciamano si distingue da un "ossesso": egli domina i suoi "spiriti" nel senso che lui, essere umano, riesce a comunicare coi morti, coi "demoni", con "gli spiriti della natura" senza per questo trasformarsi in loro strumento.4
Sostanzialmente diversi sono i due metodi di approfondimento del tema, da parte dei due studiosi. Eliade introduce il discorso ponendo innanzitutto delle esclusioni, necessarie, ma eccessivamente rigide. Suggerisce il sospetto che la sua massima preoccupazione sia quella di definire uno stereotipo come termine di paragone per la ricerca della presenza di elementi sciamanici nelle varie situazioni storiche e culturali apparse sulla terra. Lo sciamano, cosí definito, é innanzitutto un "puro", un individuo "al di sopra di ogni sospetto", un tecnico abbastanza estraneo al tessuto culturale in cui é inserito. Finché si analizzano e ricercano elemento sciamanici in contesti socio-culturali tipici dello sciamanismo, la societá tribale, popoli di cacciatori-raccoglitori-pescatori, tutto va bene: quando la ricerca investe societá più complesse, compresa quella capitalistica, nascono dubbi sulla validità dell'uso di questo stereotipo come metro di valutazione. É un argomento, questo, che affronteremo in seguito; per ora ci soffermiamo sull'affermazione che non tutte le esperienze estatiche attestate dalla storiografia religiosa siano da considerare sciamaniche. Il problema va affrontato da un'altra angolazione: é ovvio che l'estasi sciamanica é sostanzialmente diversa da altri casi, ad esempio i "santi" cristiani o di altre confessioni; vengono spontanee alcune domande: quanto questi ultimi estatici hanno mutuato dai primi? Non potrebbe essere, il loro, un inserimento della capacitá estatica su una diversa e successiva interpretazione religioso-sociale? Il metodo usato da Eliade permette di stabilire che nel secondo caso non si tratta di sciamanismo, ma non puó coglierne rapporti o derivazioni.
Proviamo a definire meglio lo sciamanismo: non é la "Religione" dei popoli "primitivi"; lo sciamano non é il loro "sacerdote".
gli sciamani sono degli "eletti" e come tali essi hanno accesso ad una zona del sacro impenetrabile per gli altri membri della comunitá. Le loro esperienze estatiche hanno esercitato e continuano ad esercitare una possente influenza sulla stratificazione dell'ideologia religiosa, sulla mitologia, sui rituali. Ma né l'ideologia, né la mitologia, né i riti delle popolazioni artiche, siberiane e asiatiche sono creazioni dei loro sciamani.
Tutti questi elementi sono anteriori allo sciamanesimo o, per lo meno, sono ad esso paralleli nel senso che son dei prodotti dell'esperienza religiosa generale e non di quella di una certa classe di esseri privilegiati: gli estatici.5
Occorre tenere presente che il ruolo dello sciamano, figura di primo piano nella comunità tribale, lo porta a detenere la conoscenza generale collettiva, lo porta ad avere un'influenza sempre maggiore anche in campo religioso. La codifica religiosa non é una sua creazione, esistono anche sacerdoti, ma resta la figura più importante, grazie alle sue capacitá estatiche ed il contatto diretto coi mondi soprannaturali o "altri".
Allo stato di transe o estasi puó accedervi quando vuole, sempre, però, con un'adeguata cerimonia, per il tempo che gli occorre, e può guidarvi altri membri della collettività. Attraverso l'estasi, conosce e domina il mondo degli spiriti, dell'irrazionale; é tramite tra il quotidiano e la realtà "altra", soprannaturale, divina. Con i poteri e le conoscenze acquisite sui tre mondi: sotterraneo o dei morti, della terra o dei vivi, e celeste o degli dei; grazie alle sue capacità estatiche e di volo "magico"; per mezzo della comprensione dei regni animale, vegetale e minerale; diviene necessariamente l'equilibratore della sua comunità.
La sua mediazione é ambivalente: ricerca di equilibrio tra uomini e forze soprannaturali, spiriti, demoni, dei; ricomposizione delle dispute tra opposte fazioni umane. La rottura di uno solo di questi due tipi di armonia esistenziale può comportare grossi danni per la comunità. Qualcuno deve essere in grado di rimediare.
Simbolicamente l'estasi dello sciamano ricompone tutte le contraddizioni, anche quelle con le forze soprannaturali. Lo sciamano acquisisce anche un ruolo politico di primo piano, spesso é l'uomo più influente del villaggio.
1.2 Uso di sostanze che favoriscano stati estatici.
Un elemento fondamentale, ai fini del raggiungimento dell'estasi, individuale o collettiva, é costituito dalla conoscenza di musica, danza, della psiche umana, delle erbe, particolarmente quelle inebrianti. Qualche volta l'estasi può venire da sé, quasi sempre é indotta dalla ritmicità di canto, danza e musica; spesso é frutto anche di assunzione di piante inebrianti o allucinogene.
Secondo Eliade l'introduzione dell'uso di sostanze stupefacenti nei riti sciamanici é abbastanza recente ed indica comunque una degradazione delle capacità sciamaniche.
Le droghe non sono che un surrogato volgare di ciò che può condurre ad una transe pura. E presso molti popoli siberiani noi abbiamo già avuto occasione di constatare che le intossicazioni (alcol, tabacco, ecc.) sono innovazioni recenti le quali, in un certo modo, accusano una decadenza della tecnica sciamanica. Si é cercato con un'ebbrezza a base di droghe uno stato spirituale cui non si era più capaci di giungere in altro modo. Decadenza oppure -bisogna aggiungere- volgarizzazione di una tecnica mistica; nell'India antica e moderna e in tutto l'Oriente si incontra sempre questa strana mescolanza di "vie difficili" e di "vie facili" per realizzare l'estasi mistica o qualche altra esperienza decisiva.6
É vero che l'alcol in Siberia era estraneo al patrimonio sciamanico fino alla fine del secolo scorso. Furono le autorità coloniali, prima, capitalistiche, poi, che dopo aver "addomesticato" droghe quali alcol e tabacco ne introdussero sistematicamente l'uso presso i popoli che via via contattavano nella loro opera di colonizzazione, per distruggerne patrimonio culturale ed umana volontà di resistenza.
Tale fenomeno in Siberia coincise con la fine del XIX secolo; provocò, questo, una "decadenza-volgarizzazione" della tecnica sciamanica, non viceversa.
In Siberia, come in quasi tutta l'Asia e gran parte dell'Europa, precedentemente era conosciuta l'amanita muscaria per le sue proprietà allucinogene, mentre l'uso del tabacco era limitato.
Resta però difficoltoso stabilire con certezza se l'uso in tutto il mondo di sostanze allucinogene coincida con l'apparire dello sciamanismo o di quanto gli sia conseguente temporalmente. Una cosa é certa: lo sciamano fornisce grazie all'estasi, soluzioni a esigenze della comunità. Non é importante come ottenga le informazioni, quanto queste siano pertinenti ed utili; indubbiamente più l'uomo si affida a procedimenti di memorizzazione e razionalizzazione, più aumentano le difficoltà di accesso all'estasi; é a questo punto che per indurlo l'uomo inizia ad usare le droghe, guidato forse dall'istinto alle piante giuste, così come vi sono guidato gli animali per supplire alle carenze vitaminiche.
In altre parole, se l'uomo sa trovare surrogati di facoltà che ha perso nel corso dell'evoluzione, non può che trarne vantaggio, va tutto a suo credito.
1.3 Ricerca di una percezione allargata tramite un'alterazione artificiale della visione del reale.
Soma, cannabis, oppio, coca, peyote, mescalina, ayahuasca, ecc., sono legate a usi, costumi, popoli diversi, ma accumunate da un'identica tensione umana alla loro assunzione: la ricerca della divinità, della felicità, della perfezione.
Nelle società primordiali, la droga é sostanza euristica. Schiude l'intimità col dio, lacerando il mistero che circonda la natura, le sue forze materiali ostili all'uomo. Essa stessa, come nel caso del teonanacatl, é carne di dio, é dio. I suoi effetti sulla chiusa e limitata coscienza dell'uomo danno risultati sorprendenti: ampliano gli angusti orizzonti empirici, alludendo ad una realtà "altra" che non é la negazione del mondo materiale, bensí la sua estensione mistica. Conoscere dio per approfondirne la realtà, padroneggiarne i segreti: questa, in sintesi, la funzione dell'estasi e, di riflesso, della droga nei riti sciamanici.
La cerimonia della somministrazione é dunque tutta interna ai bisogni naturali e sociali della comunità: la droga é sostanza il cui valore può essere assimilato, incorporato, dall'uomo, nella misura in cui vengono rispettate le regole collettive che ne governano l'efficacia.
Lo sciamano, officiante il rito, guida l'appercezione collettiva, propizia un viaggio oltre i fenomeni, alla ricerca del profondo, della verità. La teofania é la rappresentazione comune di un'esperienza dirompente, pericolosa, in quanto spezza gli argini, i condizionamenti, e quindi svela l'incompiutezza della vita quotidiana. La coscienza individuale potrebbe desiderare il non ritorno da questo viaggio meraviglioso che dilata la conoscenza fino alle soglie dell'infinito, e oltre, producendo una voluttà di dissolvimento, un desiderio di morte felice. Lo sciamano é indispensabile: costituisce il principio della realtà, garantisce che il viaggio abbia un ritorno. Il corpo deve rinascere, la coscienza individuale non deve smarrirsi.
Pertanto l'esperienza mistica collettiva: illuminazione, estasi, mentre prefigura un futuro di benessere eterno per l'uomo, ne cura i malanni, le sofferenze presenti; mentre promette i piaceri ineffabili di un mondo incorporeo, contribuisce ad accettare l'universo fisico, l'esistenza dolorosa. é medicina e causa, al contempo, delle credenze, delle illusioni umane.
Ma perché questo delicato equilibrio non risulti incrinato, o spezzato, occorre che la somministrazione e l'uso della droga siano rigorosamente regolamentati, che un complesso rituale detti le norme collettive del consumo e dell'esperienza appercettiva e visionaria. L'uso libero ed indiscriminato della sostanza magica non può che ottunderne i poteri misteriosi, deformandone gli effetti. Il consumatore abituale e solitario di droga, si pone fuori da una rappresentazione collettiva del sacro, per lui la droga scade a medicina, a lenimento della realtà. La droga, quando diviene farmaco primitivo, perde i significati trascendentali, di cui il mito non é che una pallida ombra. Lo stesso valore d'uso collettivo -medium della conoscenza totale- finisce per essere distrutto. Il contenuto sacrale della droga é dunque inscindibile, in questa società, dal suo uso sociale, collettivo. L'interdizione dell'abuso individuale é finalizzata senza dubbio alla perpetuazione di un certo ordine, di una certa gerarchia sociale, ma tutela la purezza, l'intensità, della rivelazione collettiva.
1.4 Le sostanze inebrianti ed il loro uso storico.
L'uso delle droghe nelle cerimonie sacre e nella vita quotidiana è molto antico.
Una prima distinzione va fatta tra i tipi di droghe; si possono comprendere in due categorie: inebrianti (caffé, the, alcool, cola, cacao, betel, ecc.) e allucinogene. Tale differenziazione non é fatta soltanto in base all'effetto delle sostanze in questione, ma é conseguente una diversa socializzazione delle sostanze alteratrici della percezione.
Gli inebrianti entrano ben presto nell'uso comune, quotidiano, come lenimento della durezza della vita, svago, divertimento, spesso organizzato collettivamente. É difficile, se non impossibile, rintracciare la figura dell'alcolizzato, di che cioé assume stupefacenti in solitudine. Di fatto questi si estranierebbe, ed una società organizzata collettivamente -tali non sono soltanto i clan di raccoglitori e cacciatori, ma anche le prime teocrazie- non può permetterlo, pena la propria dissoluzione. Anche l'ebbrezza, il divertimento, come il lavoro, spesso sono organizzati e con uno sviluppo predefinito.
Possiamo supporre, con una ragionevole certezza, che bevande alcoliche, inebrianti, fossero conosciute già nel neolitico, e non é assurdo pensare che anche nel paleolitico l'uomo conoscesse l'ebbrezza originata da frutti o piante opportunamente trattati. Differenti gruppi etnici in diversi periodi, hanno fatto fermentare un numero praticamente infinito di sostanze vegetali, per ricavarne bevande inebrianti. Sappiamo con certezza che nel III millennio a. C. Sumeri ed Egiziani erano in grado di ricavare birra facendo fermentare germe di grano; in particolare i Sumeri conoscevano ben diciannove diversi tipi di birra, frutto di vari processi fermentativi di cereali e malto. Popoli dell'Asia centrale, producevano kuomiss facendo fermentare latte di cavalla. In Messico ottengono pulque dal succo di agave, in Marocco, ottengono vino dai datteri, in Giappone dal riso. La mela origina sidro, analogamente dalla pera si estrae un altro inebriante, lo stesso avviene con quasi tutti i frutti conosciuti. Anche il miele aromatico può fornire un alcolico, l'idromele, abbondantemente usato dai navigatori vichinghi.
1.4.1 Diversificazione nell'uso di tali sostanze.
Diversamente le droghe allucinogene restano monopolio di sciamani e sacerdoti. Le visioni, le estasi. le transe, favorite dalla loro assunzione, sono puntigliosamente inserite nelle cerimonie sacre, dove le pratiche sono rigorosamente codificate. Il solo aspetto libero, é l'estasi, la cui tematica segue il rituale, ma fluisce diversamente ogni volta; diversa é la personalizzazione emergente nella cerimonia; lo sciamano, eccellente nel quotidiano, é l'unico che può personalizzare la cerimonia sacra. Sebbene il divenire estatico sia codificato da suoni, ritmi, strumenti e movimenti, resta comunque espressione dello sciamano, ed é variabile, anche se spesso si tratta di variazioni non sostanziali; variabili sono le canzoni cantate dallo sciamano, canzoni estemporanee. é proprio questa estemporaneità canora ed estatica che personalizza e caratterizza riti secolarmente immutati.
Ovvio che in una società organizzata collettivamente, le droghe allucinogene debbano essere assunte sotto il controllo di chi le conosce: lo sciamano. Cosí tabacco7, coca, peyote, funghi, restano sempre collegati ai momenti di espressione sacra: il loro uso é riservato a momenti o individui "eletti", non alla collettività o al quotidiano.
Per ciò che riguarda la datazione del loro uso, si può supporre risalga al neolitico e forse al paleolitico. La prima documentazione é riferita ai Sumeri8 ed al III millennio a. C.: utilizzavano funghi allucinogeni, tra i quali l'amanita muscaria, durante i loro riti.
Una stimolante teoria, formulata da Jonh Allegro, lega questi riti al cristianesimo ed é esposta in: "Il fungo sacro e la croce", di J. Allegro, edizioni Ciapanna. Allegro fu il primo rappresentante britannico al gruppo redazionale che curò la pubblicazione dei Rotoli del Mar Morto, insigne filologo, ha lavorato anche in una facoltà di teologia. Per comodità di esposizione, citiamo il resoconto che ne da Brian Wells in Le droghe psichedeliche pagg 205-206-207:
Allegro pensa che molte delle religioni del Medio Oriente derivino da una fonte comune: un primitivo culto della fecondità sorto tra gli antichi Sumeri. Il culto si basava sulla adorazione di un pene divino, l'organo che avrebbe fecondato la Madre Terra producendo le sostanze necessarie alla vita. E, poiché i funghi assomigliano al pene, furono magicamente identificati col pene-dio e quindi trattati come oggetti sacri da usarsi soltanto in modo sacramentale. I funghi erano comunemente chiamati "figli di Dio". Uno di questi funghi, l'amanita muscaria, dotato di potenti proprietà psichedeliche, creava visioni considerate di origine divina. Di conseguenza un importante culto si sviluppò intorno all'uso di questo fungo: un culto che si diffuse in tutta quella parte del mondo e che inglobò una varietà di miti e di leggende locali. Molti gruppi religiosi apparentemente diversi si formarono in tutto il Medio Oriente, ma -secondo Allegro- sotto le vistose differenze si cela spesso l'originario culto sumerico della fecondità e del culto sacro. Allegro prosegue dicendo che é possibile, mediante uno studio della lingua e delle notizie su quell'antico culto, stabilire un nesso diretto tra il remoto passato, tramite il Vecchio Testamento, e il Cristianesimo, ma sostiene che il contenuto, se non la forma, precede in realtà Cristo di molti secoli. La sconcertante conclusione a cui giunge alla fine é che Gesú e i suoi apostoli non esistettero affatto: fanno semplicemente parte di una favola sulle proprietà delle piante sacre, e Cristo, il "figlio di Dio", era il crittogramma dell'amanita muscaria. Agli insegnamenti e alle convinzioni scaturiti da esperienze psichedeliche mistiche fu data -stando a questa teoria- la forma narrativa che ci é familiare soltanto per nascondere il loro vero significato al nemico.
Allegro sostiene che l'uso del fungo ebbe fra l'altro l'effetto di spingere gli Ebrei alla rivolta contro le forze di occupazione romane e quindi di affrettare la disgregazione nazionale che seguí nel 66 d.C. Allo scopo di perpetuare le tradizioni del culto, la setta inventò un veicolo apparentemente innocuo, la storia di Gesú, e codificò i propri misteri in forma accettabile ai suoi nemici, inventando un salvatore spirituale che accettava l'autorità temporale dei romani. Ma il progetto fallí in modo disastroso: i "cristiani" furono sterminati, e soltanto la forma dei misteri, non il loro contenuto, sopravvisse. Perciò, conclude Allegro, l'intera comunità cristiana si rivela essere nient'altro che la forma esterna di un'antica mistificazione.
Discutere questa teoria é estremamente difficile per chiunque non sia un altro filologo o etimologo, e gli studiosi che si specializzarono in questo campo hanno in genere una solida fede religiosa. Allegro li accusa di soppressione della verità e di prevenzioni, ed essi l'accusano a loro volta di scarsa erudizione e di ancor minor capacità di ragionamento deduttivo. Indubbiamente, però, questa teoria costituisce una lettura avvincente, e le coincidenze linguistiche (o gli impieghi della lingua) sembrano avere una loro logica nel quadro della teoria dell'amanita muscaria. Uno dei piú convincenti elementi di prova addotti da Allegro é la fotografia di un antico affresco cristiano di Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden dove il fungo sacro appare come l'"albero del bene e del male". Ma a volte si pretende troppo dalla nostra capacità di vedere correlazioni, ed é abbastanza logico pensare che l'interpretazione sia troppo forzata.
Tuttavia anche gli studiosi che attaccano Allegro concordano in genere sul fatto che l'amanita muscaria fu alla base di molti culti medio-orientali come quello descritto, per quanto neghino che tali culti abbiano qualche rapporto con il cristianesimo.
1.6 Sciamano e suoi condizionamenti sociali.
Non entriamo quindi nel merito della validità dell'ipotesi, limitandoci ad accettarlo come dato cronologico e stabiliamo che il legame droga-religione é molto antico. Non va dimenticato che lo sciamanismo non é identificabile come religione e che se, presso i Sumeri permangono molti aspetti sciamanici, si é già compiuta quella sostituzione del sacerdote allo sciamano, che sostanzialmente esprime un mutamento dei rapporti sociali. Lo sciamano é un messo divino che protegge ed aiuta la sua gente, che relaziona col mondo soprannaturale per rendere piú felice la condizione umana; la casta sacerdotale sumerica controlla e governa tutta la società.
Lo sciamano emerge nel suo gruppo, é l'individuo più influente del clan, questa sua superiorità non sarà mai istituzionalizzata, non diventerà dominio; non potrà appellarsi alla sua capacità di dialogo con le forze soprannaturali per imporre il suo volere. Nel momento in cui attuasse questa scelta verrebbe modificata la struttura relazionale e sociale del gruppo, si avvierebbe un processo di stratificazione sociale che comporterebbe la nascita di una casta, quella sacerdotale, con una struttura sociale gerarchica: la teocrazia.
La società sciamanica ha una struttura in cui la divisione in ruoli può essere rigida, ma non é stratificata. Il possesso dei beni é collettivo ed anche lo sciamano fa parte di tale collettività, alla pari.
Varie testimonianze ci attestano l'uso di allucinogeni da altre parti del mondo, e in tempi remoti.
Gli inni sacri dell'antica religione vedica, che in India precedette l'induismo -storicamente coincide con il II / III millennio a. C.-, i Rig.Veda, per circa un decimo della loro consistenza ci parlano della Soma, bevanda inebriante sacra e divina. Alcune interpretazioni la vedono derivare dalla cannabis, altre, forse più realistiche, la fanno estrarre dall'amanita muscaria. Sia la cannabis che l'amanita muscaria sono conosciute per il loro effetto inebriante e, la prima, terapeutico, in tutta l'Asia, dall'alba dei tempi, e probabilmente -certamente per la cannabis- lo erano anche in Europa. In Germania, in tombe precedenti l'era cristiana sono stati rinvenuti, tra gli altri oggetti cultuali, semi di cannabis perfettamente conservati. La scoperta avvenne nel 1896, ad opera di Herman Busse, a Wilmersdorf, vicino a Berlino.
Secondo C. Hartwich la canapa era già usata nel Nord Europa nello stesso periodo in cui era usata dai Cinesi e dagli Sciti. Ció che resta da scoprire è se fu importata dall'Oriente o se cresceva già nel Settentrione.
Secondo fonti attendibili, ospitata nel 'Ciba Symposia' (1946), l'uso della canapa nella fabbricazione di corde e di tessuti é relativamente tardo; certamente successivo all'uso della canapa come sostanza inebriante.9
Al 1500 a. C. risalgono le prime testimonianze certe sull'uso della canapa come sostanza terapeutica ed inebriante, tra i Cinesi.
Se l'uso di sostanze inebrianti ed allucinogene risale a tempi remoti nella storia dei popoli civili (quelli che hanno lasciato una traccia cronologica documentata da scritture di vario genere), non si può escludere -anzi é quasi una certezza, anche se solamente ipotetica- che sia altrettanto antico il loro uso da parte degli sciamani nelle cerimonie: il primo uso di tali sostanze, documentato, é sempre stato interno alle cerimonie sacre. Ció non esclude che lo sciamano abbia accesso a stati estatici senza assumere sostanze intossicanti, ma é altrettanto probabile che questa tipologia di accesso sia parallela ed intersecante l'assunzione di sostanze psicotrope. Le cerimonie, e le condizioni soggettive, non sono sempre uguali, ed a volte lo stato di transe deve essere condiviso anche da non sciamani.
C'é una sorta di similitudine tra le immagini delle visioni date dalla cannabis e le forme dell'architettura musulmana -caratteristici i minareti, molto slanciati-, confrontare le descrizioni che ne da C. Baudelaire in Diario di un mangiatore d'oppio, e di altri suoi contemporanei francesi che descrivono le visioni conseguenti l'assunzione di hascish. L'uso della canapa é diffusissimo tra i popoli musulmani, al punto che la pianta é considerata sacra.
L'evoluzione umana a volte si snoda su percorsi non facilmente codificabili, legato a fattori disparati; perché tra questi fattori non dovrebbe essere la droga, che senza dubbio ha occupato un posto di primo piano nella scala dei valori dei nostri antenati?
Può sembrare assurdo, ma i risultati che ottiene la nostra medicina avanzatissima e drogofoba, presso molti popoli sono raggiunti con l'uso delle droghe vegetali (ovviamente il confronto non é trasferibile per le discipline ad alto contenuto tecnologico quali la chirurgia e l'ortopedia).
Fino al ventennio fascista anche in Italia la cannabis aveva un posto di primo piano in campo farmacologico. Nonostante ciò, c'é voluta la più moderna tecnica di ricerca chimica per scoprire che non esiste niente di meglio della cannabis per la cura del glaucoma oculare (sono stati immessi sul mercato diversi colliri a base di estratto di canapa) e delle infiammazioni laringo-bronco-polmonari; l'acido tetraidrocannabinolo, contenuto nelle piante giovani di canapa, é uno dei piú efficaci antibiotici conosciuti. Questi non sono che alcuni casi di una lista lunghissima.
Sono conoscenze, queste, che i medicine-men e gli sciamani detenevano fin dai tempi paleolitici, anche se non saprebbero spiegarne il funzionamento chimico-biologico in un aula universitaria o scolastica del nostro sistema.
1.9 Razionalizzazione dell'esperienza estatica e concettualizzazione del soprannaturale.
Nella scuola elementare, qualche decennio fa, gli insegnanti di religione, sempre sacerdoti, ci raccontavano la loro visione delle religioni umane. Piú o meno in questo modo:
I primi uomini, immaturi, ignoranti, adoravano il sole, gli animali, la terra, il fuoco, il fulmine, il tuono. Non sapevano comprendere i fenomeni naturali ed inventavano delle giustificazioni soprannaturali per definirli; poi elevavano preghiere e sacrifici agli spiriti che soprintendevano tali fenomeni. Noi, che siamo intelligenti, sappiamo che sbagliavano, non esiste il soprannaturale, esiste soltanto Dio ...
Tra il concepimento di Dio ed la concettualizzazione del soprannaturale, tipologicamente, non si riscontrano sostanziali differenze; affronteremo in seguito l'interdipendenza tra i due concetti.
Per ora sorge spontanea una domanda:
Se questi fantomatici progenitori erano tanto ingenui da non capire che il sole riscalda, dà la luce, regola la vita animale e vegetale; che il fuoco riscalda, ..., come potevano concepire -e qui occorre un grosso sforzo di fantasia- l'esistenza di un soprannaturale -meglio definito come realtà altra o possibile a certe condizioni-, di eserciti di demoni o spiriti o divinità?
Ovviamente, per quanto di limitate conoscenze, questi uomini avevano capito benissimo quali tra i fenomeni naturali erano utili, quali dannosi e quali erano passibili di entrambe le connotazioni.
Probabilmente -é un dubbio e tale resta- non riuscivano a comprendere i meccanismi che li determinavano e non erano in grado di provocarli. Ma erano fenomeni concreti e ne compresero ben presto la periodicità, la ciclicità, gli eventi che li precedevano o ne erano conseguenza; il possibile vantaggio. Quando un evento naturale puó essere benefico, non é importante comprenderne le cause, quanto come trarne i maggiori vantaggi. Analogamente, se é distruttivo, diventa fondamentale evitarne o ridurne il danno. Con l'esperienza si impara ben presto come comportarsi al meglio.
é molto piú difficile, se non impossibile, fantasticare e concepire l'astratto, quando il concreto problema della sopravvivenza occupa tutte le attività psico-fisiche di una persona. La storia ci insegna che il raziocinio, in termini filosofici, morali, religiosi, é consono ad una società in cui di delinea una classe o casta non dedita al lavoro manuale estranea alle fatiche quotidiane, la cui sopravvivenza sia garantita, spesso con ampi margini di benessere.
Quando tutti sono impegnati nella lotta quotidiana, non c'é spazio per la speculazione, il fantastico, l'irreale. Nella collettività sciamanica, anche gli eletti, pongono mano personalmente al lavoro. I tabú che esprime non sono frutto di speculazioni moralistico-filosofiche, bensí regole di sopravvivenza per i giovani di fronte a pericoli e rischi che ancora non hanno sperimentato.
La concezione animistica che molti popoli hanno elaborato é ben lontana dal castello religioso attuale o dai pantheon divini dei popoli storicamente definiti.
Gli spiriti dello sciamano, contrariamente alle entità divine astratte, successive, sono in stretto rapporto con questi: alcuni sono i suoi ausiliari, con altri si può avere un rapporto, un confronto, un dialogo, una visita, tramite l'estasi. Anche in questo caso, siamo in presenza di una concezione del soprannaturale.
1.9.1 Importanza degli stati di percezione alterata nella codifica del soprannaturale.
L'uomo si ciba di animali ed erbe. Si impara quali siano commestibili soltanto mangiando, qualcuno deve farlo.
In alcuni animali sono presenti, in certi organi, alcaloidi o sostanze stupefacenti. Gli Assiri conoscevano un pesce con proprietà intossicanti10; in Giappone, ancor oggi, é una costosa leccornia il fugu, un pesce che adeguatamente cucinato provoca stati di ebbrezza, anche se pochi sono i cuochi che lo sanno preparare, e molti coloro che ne restano mortalmente avvelenati. Il veleno dei serpenti e di molti altri animali, spesso agisce sui centri nervosi, non sempre é mortale11, ma puó favorire stati visionari o estatici.
Moltissime sono le piante con poteri intossicanti. Ogni popolo noto, tranne gli Esquimesi, ne conosce più di una.
Ingerendo casualmente queste sostanze, sono intervenuti i sogni, le allucinazioni, le estasi: cioé una percezione diversa della realtà, l'ingresso in un mondo altro, una realtà che non corrisponde alla quotidianità. Un mondo popolato di ombre, di mostri, di alleati, costellato di momenti felici. é qui che nasce il primo accesso umano al soprannaturale, alla felicità della realtà altra, del contatto con Dio.
Un'altra forma di percezione alterata del reale, é caratteristica di periodi di degenza e convalescenza per incidenti o gravi malattie. Tale alterazione é tutta interna alla macchina bio-psico-fisica umana. La reazione dell'organismo a gravi debilitazioni, puó determinare alterazioni ormonali, influenzanti la comunicazione neurale. Il coma stesso potrebbe essere una fuga inconsciamente autoprovocata per eliminare una sensazione dolorosa tanto intensa da portare alla pazzia. Anche in questi casi si possono sviluppare sogni, visioni, stati estatici.
Uno dei percorsi di iniziazione o elezione passa attraverso debilitazioni gravi per incidente o malattia.
Attraverso queste esperienze, e la loro razionalizzazione, gli sciamani, depositari del sapere del gruppo, hanno elaborato i mondi esterni, arricchito il cerimoniale, sono divenuti maestri estatici.
Dall'essenza, spirito, anima delle cose di tutti i giorni si sono elaborati i concetti e si é giunti ad avere spiriti, demoni e dei, benigni o maligni. Con la realtà altra hanno acquisito consistenza un mondo Infernale (da inferi, cio é sottostante), dove stanno gli spiriti dei morti, ed uno Celeste, dove stanno spiriti e dei. Le religioni, sviluppatesi successivamente, hanno mantenuto queste caratteristiche, anche quelle monoteistiche.
Questa irrealtà é alla portata di tutti, non del solo sciamano, ma chi vi ha avuto accesso per l'ingestione di sostanze tossiche o comunque per una non cercata alterazione della capacità percettiva, acquisisce la conoscenza sciamanica. In un clan non vi é un solo sciamano, possono coesisterne vari. Questi possono far partecipi della loro esperienza anche altri, con inebrianti, in questi casi, manca la casualità, sintomo di elezione divina. Costoro non possono divenire sciamani, comunque non sciamani divinamente eletti, i più potenti.
Roman Medina Silva, uno sciamano Huichol, popolo centroamericano, intervistato da Joan Halifax, racconta degli effetti magici del peyote:
La prima volta che uno mette il peyote nella sua bocca, lo sente andare giù nello stomaco, sente poi molto freddo, pari a ghiaccio. E la sua bocca diventa secca, molto secca. E poi bagnata, molto bagnata. Uno ha molta saliva, poi. E poi, un istante piú tardi, si sente svenire. Il corpo comincia a sentirsi debole. Comincia a sentirsi svenire. E comincia a sbadigliare, a sentirsi molto stanco, E dopo un istante si sente molto ardente. L'intero corpo comincia a sentire ardore, senza sonno, senza niente altro.
E poi quando uno prende ancora di questo, guarda verso l'alto e cosa gli fa vedere? Vede le tenebre. É molto buio, molto nero. E si sente ubriaco col peyote. E quando guarda di nuovo su è la tenebra totale, tranne per un piccolo pezzetto di luce, un minuscolo pezzetto di luce, di un giallo brillante. E guarda dentro il fuoco, Si siede lá, guardando nel fuoco in cui è Tatewarí12. Vede il fuoco a colori, moltissimi colori, cinque colori, diversi colori. Le fiamme si dividono - é tutto brillante, molto brillante e molto bello. La bellezza é molto grande, molto grande. -é una bellezza tale che uno non ha mai visto senza il peyote. Le fiamme vengono in alto, si lanciano in alto, e ogni fiamma si divide in quei colori, e ogni colore é multicolore- blu, verde, giallo, tutti quei colori. Il giallo appare sulla cima delle fiamme come la fiamma si lancia in alto. E sulla cima tu puoi vedere piccole scintille multicolori che vengono fuori. E il fumo che si leva dal fuoco appare anch'esso più e più giallo, più e più brillante.
Poi uno guarda il fuoco, molto luminoso, vi vede le oblazioni, molte frecce con piume e queste sono piene di colore, luccicanti, luccicanti. Questo é ció che uno vede.
Ma il maraˆakâma, cosa vede? Egli vede Tatewarí, se é il capo di quelli che vanno a cercare il peyote. Egli vede il sole. Egli vede il Maraˆakâma venerante il fuoco e egli ode quelle preghiere, come musica. Egli ode pregando e cantando.
Tutto questo é necessario capire, comprendere, avere nella vita di uno. Questo noi dobbiamo fare cosí che possiamo vedere che cosa Tatewarí ha lasciato a uno. Questo é quando noi capiamo tutto ció, quando troviamo le nostre vite lá sopra. Ma molti non prendono la buona medicina. Questo fa chi non capisce nulla. Uno deve essere vigile cosí che capisce quello che é il Fuoco e il Sole. Questo é chi si siede ad ascoltare e vedere tutto di ció, a capire.13
note al cap. 1:
01 - Joan Halifax: Shamanic Voices, New York 1979, pag. 3.
02 - Mircea Eliade: Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi, Milano-Roma 1954.
03 - M. Eliade: op. cit. pag. 18.
04 - M. Eliade: op. cit. pagg. 18/19.
05 - M. Eliade: op. cit. pag. 20.
06 - M. Eliade: op. cit. pag. 306.
07 - Può sembrare strano ad un fumatore incallito, ma il succo di tabacco, o anche il fumo di tabacchi grezzi, hanno proprietà allucinanti.
08 - Non può essere altrimenti, questo é il primo popolo "storico", di cui, cioé , disponiamo di resti scritti che ci permettono di stilare una cronografia verosimilmente certa.
09 - Cesco Ciapanna: marijuana e altre storie, Cesco Ciapanna editore, Roma 1979, pag. 32.
10 - Qui ed altrove il termine indica sostanze psicoattive, in grado di alterare la percezione della realtà di chi la ingerisce. Non é usato nell'accezione moderna di veleno, o sostanza tossica in quanto dannosa.
11 - Capita spesso che gli uomini ne siamo naturalmente immunizzati; basti ricordare come per vari popoli amazzonici non si abbiano decessi in seguito a morsi di serpenti velenosissimi.
12 - Tatewârí é una figura complessa che esprime sia la paternità del sole e della vita, é il fuoco, nonno del sole, sia il Primo Sciamano.
13 - J. Halifax: op. cit., pag. 42.
2.1 Avviamento all'acquisizione della capacità di sciamanizzare.
Tre sono le possibilità di intraprendere l'addestramento per divenire sciamano: la trasmissione ereditaria della professione, la vocazione o chiamata divina, la volontà individuale, ma chi adotta questa soluzione é considerato inferiore agli altri.
Qualunque sia il percorso, un'istruzione di tipo estatico, per apprendere le tecniche per la transe o estasi, parallela ad una di tipo tradizionale in cui vengono trasmesse le tecniche sciamaniche, la conoscenza degli spiriti, della mitologia e genealogia del clan, portano all'acquisizione della "capacità professionale".
La via allo sciamanismo é sempre individualizzata. Il candidato, anche quando é scelto per via ereditaria, spesso manifesta fin dall'infanzia un carattere difficile, chiuso, introverso, nervoso, a volte soggetto ad attacchi epilettici. Guarendo acquista la capacità sciamanica, ed addentrandosi nella preparazione, impara a guarire.
2.1.1 Importanza dell'intervento divino: elezione.
Il prescelto deve manifestare inequivocabili segni di beneplacito divino, la conoscenza sciamanica si determina quindi come dono degli dei o degli spiriti: sciamani si nasce, per volontà soprannaturale.
Per questo, chi acquisisce la conoscenza attraverso lo studio e per volontà propria, é considerato meno potente, manca dell'appoggio divino.
L'iniziazione coincide con la "crisi", definita divina, dell'individuo; sogni, estasi (spontanee o conseguenti malattie o incidenti) costituiscono di per sé i primi rudimenti iniziatici, cui, dopo l'apprendistato, seguirà la cerimonia di consacrazione, che puó essere preceduta da un ritiro iniziatorio.
L'intervento divino formerà anche fisicamente lo sciamano. Avviene durante il primo stato estatico, o sogno, del candidato, quando questi subisce il rituale spezzettamento del corpo, con il rinnovamento degli organi e dello scheletro, da parte di esseri semidivini o spiriti degli antenati. Presso i vari popoli, varia la procedura, ma é omogeneo il ciclo degli avvenimenti, i sogni iniziatici comprendono:
smembramento del corpo seguito da un rinnovamento degli organi interni e delle visceri; ascensione al Cielo e dialogo con gli dei o con gli spiriti; discesa agli inferi e colloqui con gli spiriti e le anime degli sciamani morti; rivelazioni varie d'ordine religioso e sciamanico (segreti dell'arte)14.
2.1.2 Ascesa al cielo e volo magico.
Centrale ai fini dell'iniziazione é l'ascesa celeste. Ascese rituali di un albero o di un palo, miti di ascensione o di volo magico, esperienze estatiche di levitazione, di volo, di viaggi mistici in cielo, assolvono una funzione decisiva nelle vocazioni o consacrazioni, in tutto il mondo. Questo insieme di pratiche sembra in relazione col mito di un'epoca antica quando le comunicazioni tra cielo e terra erano piú facili. Da questo punto di vista, lo sciamano appare come un privilegiato che ritrova, con un percorso suo personale, la condizione felice dell'umanità ai primordi; e, con i riti estatici collettivi, può trasmettere, momentaneamente, questa condizione felice, al resto del gruppo. é questo una delle sue funzioni: tramite con il mondo soprannaturale per farne partecipi tutti.
Presso molti gruppi etnici si incontra una concezione mitologica che vede il Primo Sciamano come un messo eletto da Dio per proteggere l'umanità da pericoli e malattie, e per civilizzarla. Il Primo Sciamano aveva enormi capacità: saliva materialmente al cielo, e parlava con la divinità. Analogamente anche agli Inferi (per recuperare le anime dei malati, e per accompagnarvi quelle dei morti), accedeva in carne ed ossa. In seguito a sue scorrettezze, perpetrate anche dai suoi successori, gli dei ne ridussero i poteri.
Ad integrazione e conferma di quanto esposto finora, citiamo alcuni brani tratti dal libro di J. Halifax:
l'iniziazione sciamanica -sia in una grotta, su una montagna, in cima a un albero, o sul terreno psicologico- abbraccia l'esperienza di morte, resurrezione, e percezione o illuminazione. Variazioni sul fondamentale tema di morte e rinascita sono rintracciabili in tutte le tradizioni mitologiche, e un incontro con la morte e la liberazione nella rinascita sono dimensioni immutabili nella maggior parte delle esperienze religiose personali. La crisi iniziatoria dello sciamano deve quindi essere designata come un'esperienza religiosa, esperienza che é persistita fin dai primi tempi paleolitici ed é probabilmente vecchia quanto la conoscenza umana, quando le prime sensazioni di paura e meraviglia si erano risvegliate nei primati.
Da questa prospettiva, l'iniziazione dello sciamano é un evento astorico, trascendendo i confini della cultura ... Inoltre in molte società, lo sciamano é il centro dei valori umani di base che definiscono le relazioni tra gli esseri umani, la relazione della cultura col cosmo, e la relazione della società con l'ambiente. Lo sciamano é uno che ha attraversato ed esplorato sia le soglie che i territori che queste sottendono di interazioni umane, naturali e soprannaturali. Questa completa visione della società é il frutto generato da una profonda crisi nella sua vita.
Quando alla nascita sono apparsi segni inequivocabili indicanti la condizione sacra e speciale del neonato, gli uomini di cultura sono informati del destino del neonato come sciamano. La vocazione sciamanica può anche tramandarsi di generazione in generazione. In altri casi un individuo può cominciare ad indicare un'inclinazione per il sacro: per esempio certi bambini sono stati estaticamente attratti a seguire le vie di guaritori, sacerdoti, metafisici. Per altri, il ruolo é stato rivelato durante sogni o altri stati visionari, quale un'esperienza con sostanze allucinogene. O nel corso di una tradizionale ricerca di visioni durante un rito a cui sono esterne, tali come troviamo presso molti popoli nativi americani, il neofita impara che la sua vita é seguire quella del dio.15
2.2.1 Malattia come morte rituale.
Anche la crisi di una "grave malattia" può essere l'esperienza centrale dell'iniziazione sciamanica. Essa si evolve in un incontro con le forze del deperimento e della distruzione. Lo sciamano non solo sopravvive all'ordalia di una malattia (o incidente) debilitante, ma ne é guarito. La grave malattia diventa cosí il veicolo per un più alto piano di conoscenza. L'evoluzione da uno stato di disintegrazione psico-fisica allo sciamanesimo é effettuata attraverso l'esperienza dell'autocura. Lo sciamano -e solo lo sciamano- é un guaritore che ha guarito se stesso o se stessa; e come guarito guaritore, solo lui o lei, può veramente conoscere il territorio della discesa e della morte.16
Sebbene la malattia dello sciamano sia frequentemente addebitata ad un'intrusione di spiriti maligni, può avere benefiche conseguenze. Durante le prime drammatiche e dolorose sequenze di lotta coi cattivi spiriti, il neofita ingaggia una dura battaglia contro le forze che fisicamente e psicologicamente hanno colpito la sua vita. Tale battaglia gli permette di acquisire una conoscenza tale da controllare gli spiriti. Diversamente gli individui comuni non possono che essere vittima di queste potenti forze.17
Anche secondo Eliade:
... le malattie, i sogni e le estasi più o meno patogene sono mezzi di accesso alla condizione di sciamano. Talvolta queste singolari esperienze non significano altro che una "scelta" fatta dall'alto e valgono solo a preparare il candidato a ricevere ulteriori rivelazioni. Ma per lo più le malattie, i sogni e le estasi costituiscono in se stesse un'iniziazione: vogliono dire che esse vanno a trasformare l'uomo profano di prima della "scelta" in un tecnico del sacro. La esperienza d'ordine estatico é sempre e dappertutto seguita da un'istruzione teorica e pratica da parte di vecchi maestri: ma non per questo essa é meno decisiva, perché é essa che modifica radicalmente lo stato religioso della persona "scelta". Vedremo subito come tutte le esperienze estatiche che decidono della vocazione del futuro sciamano comportino lo schema tradizionale di una cerimonia iniziatica: passione, morte e resurrezione. Considerata da questo punto di vista, una qualsiasi "malattia-vocazione" ha il valore di un'iniziazione. Infatti le sofferenza da essa causate corrispondono alle torture iniziatiche, l'isolamento psichico di un "malato-scelto" é l'equivalente dell'isolamento e della solitudine rituale delle cerimonie iniziatiche, l'imminenza della morte avvertita dal malato (agonia, incoscienza, ecc.) ricorda la morte simbolica che figura in tutte le cerimonie di iniziazione. ... Certe sofferenze fisiche trovano la loro precisa traduzione nei termini di una morte simbolica e iniziatica: ad esempio, lo smembramento del corpo del candidato (= malato), esperienza estatica che può realizzarsi sia grazie alle sofferenze della "malattia-vocazione", sia per mezzo di certe azioni rituali, sia, infine, nei sogni.18
Talvolta non si tratta di una malattia vera e propria, ma piuttosto di una graduale trasformazione del comportamento della persona in questione. Il candidato diviene meditativo, cerca la solitudine, dorme molto, sembra assente, ha sogni profetici, talvolta degli eccessi. Tutti questi sintomi non sono che il preludio della vita nuova che aspetta il candidato, senza che questo lo sappia.19
2.2.2 Un sogno iniziatico: morte rituale e rinascita.
Ad esemplificazione di quanto detto finora citiamo il racconto dei sogni estatici iniziatori di uno sciamano, riportato da Eliade:
A. A. Popov racconta quanto segue di uno sciamano dei Samoiedi Avam. Malato di vaiolo, questi restò per tre giorni in stato d'incoscienza, mezzo morto: a tal segno che egli corse il pericolo di esser seppellito il terzo giorno. Durante questo tempo ebbe luogo la sua iniziazione. Egli si ricorda di essere stato condotto in mezzo a un mare. Là udí la Voce della Malattia (cio é del vaiolo) che gli diceva: "dai Signori dell'Acqua riceverai il dono dell'arte sciamanica. Il tuo nome di sciamano sarà houttarie (colui che si immerge)". Poi la Malattia sconvolse l'acqua di quel mare. Egli ne emerse e salí su di un monte. Là incontrò una donna nuda, e si mise a prendere il latte dai suoi seni. La Donna, che probabilmente era la Dama dell'Acqua, gli disse: "sei mio figlio, e per questo permetto che tu ti allatti al mio seno. Avrai da incontrare parecchie difficoltà e ti sentirai spossato." Il marito della Dama dell'Acqua, il Signore dell'Inferno, gli dette poi due guide, un ermellino e un topo, per condurlo all'Inferno. Raggiunto un posto elevato, le guide gli mostrano sette tende dai tetti laceri. Egli entrò nella prima trovandovi gli abitanti dell'Inferno e gli uomini della grande Malattia ( il vaiolo). Costoro gli strapparono il cuore che gettarono una marmitta. Nelle altre tende egli doveva conoscere il Signore della pazzia e i Signori di tutte le malattie nervose e altresí di quella propria ai cattivi sciamani. Egli apprese il significato delle diverse malattie che torturano gli uomini.
Il candidato, sempre preceduto dalle sue guide, giunse in seguito nel paese degli sciamani-Donne che gli fortificarono la gola e la voce. Fu poi condotto sulle rive dei Nove Mari. In mezzo ad uno di essi si trovava un'isola e, in mezzo a quest'isola, un giovane albero di betulla cosí alto da toccare il cielo. Era l'albero del Signore della Terra. Vicino, crescevano nove erbe, che erano i capostipiti di tutte le erbe della terra. L'albero era circondato da Mari, su ognuno dei quali nuotava una specie di uccello, coi suoi piccoli: vi si trovavano diverse varietà di anatre, un cigno, uno sparviero. Il candidato visitò tutti questi mari; alcuni erano salati, altri talmente caldi che egli non poteva avvicinarsi alla riva. Dopo averne fatto il giro, il candidato alzò la testa e sulla cima dell'Albero, vide uomini di diverse nazioni: Samoiedi Tavgy, Russi, Dolgani, Yakuti e Tongusi. Egli ode delle voci: " é stato deciso che avrai un tamburino (cio é la cassa di un tamburo) fatto con rami di quest'Albero". E comincia a volare come gli uccelli di quei mari. Mentre si allontana dalla riva, il Signore dell'Albero gli grida: "Il mio ramo é caduto or ora: prendilo e fa di esso il tamburo che dovrà servirti per tutta la vita". Da questo ramo si partivano tre rami minori e il signore dell'Albero gli ordina di fare con essi tre tamburi che dovranno essere custoditi da tre donne per speciali cerimonie: l'uno, per praticare lo sciamanismo sulle donne partorienti, il secondo per guarire i malati, l'ultimo per ritrovare gli uomini sperdutisi tra la neve.
Il Signore dell'Albero dette parimenti dei rami a tutti coloro che stavano in cima all'Albero. Uscendo con figura umana dall'albero fino a metà busto, soggiunse: "Un ramo solo non lo do agli sciamani, perché lo riserbo per il resto degli uomini. Con questo ramo essi potranno farsi delle abitazioni e potranno anche utilizzarlo per i loro bisogni. Io son l'Albero che dà la vita a ogni essere umano."
Stringendo forte il ramo, il candidato era già pronto a riprendere il suo volo, quando udí di nuovo una voce umana che gli rivelò le virtú medicinali delle sette piante e gli trasmise certe istruzioni circa l'arte dello sciamanismo. La voce aggiunse che egli però avrebbe dovuto sposare tre donne (cosa che, peraltro, egli fece, sposando tre orfane da lui guarite dal vaiolo).
Successivamente egli giunse fino ad un mare sconfinato e là trovò degli alberi e sette pietre. Queste gli parlarono una dopo l'altra. La prima, che aveva denti simili a quelli dell'orso e una cavità della forma di un cesto, gli rivelò che era la pietra che preme sulla terra: esercita il suo peso sui campi affinché non siano portati via dal vento. La seconda serviva per fondere il ferro. Egli restò sette giorni presso tali pietre apprendendo ciò a cui esse potevano servire nel mondo degli uomini. Le due guide, il topo e l'ermellino, lo condussero in seguito su di un monte arrotondato. Vede dinanzi a lui un'apertura e penetra in una caverna luminosissima rivestita di specchi in mezzo alla quale vi era qualcosa di simile ad un fuoco. Rileva la presenza di due donne, nude ma ricoperte di peli, come le renne. Poi si accorge che non v'era, là, un fuoco ardente, ma che la luce veniva dall'alto, attraverso un'apertura. Una delle donne gli annuncia che essa sarà incinta e darà la luce a due renne: l'una sarà l'animale sacrificale dei Dolgani, l'altra quella dei Tavgy. Essa gli dà anche un pelo che gli sarà prezioso quando sarà chiamato a far dello sciamanismo sulle renne. L'altra donna partorisce parimenti due renne, simbolo degli animali che aiuteranno l'uomo in tutti i suoi lavori e che gli serviranno anche da nutrimento. La caverna aveva due aperture, l'una verso il Nord e l'altra verso il Sud; attraverso ognuna di esse le donne inviavano una giovane renna per servire i popoli della foresta. Anche la seconda donna gli dà un pelo. E quando farà dello sciamanismo, il candidato é verso questa caverna che, in spirito, si dirigerà.
In seguito il candidato raggiunge un deserto e scorge, assai distante, una montagna. Dopo tre giorni di marcia vi arriva e attraverso un'apertura penetra nel suo interno, incontrando un uomo nudo che si dava da fare con un mantice. sul fuoco si trova un calderone "grande come la metà della terra". L'uomo lo scorge e lo afferra con un enorme tenaglia. "Son Morto" - ha appena il tempo di pensare il neofita. L'uomo gli taglia la testa, fa il suo corpo a pezzetti e mette il tutto nel calderone. Cosí il corpo vien messo a cuocere, per tre anni. Nel luogo si trovavano inoltre tre incudini e l'uomo nudo dette forma alla sua testa usando la terza di esse, destinata a forgiare i migliori sciamani. Poi gettò la testa in una delle tre marmitte che si trovavano lí vicino e l'acqua della quale era la più fredda. In tale occasione gli rivelò che quando si é chiamati a curare qualcuno, se l'acqua é molto calda, é inutile ricorrere all'arte sciamanica, perché l'uomo é già perduto; se l'acqua é tiepida, egli é malato ma suscettibile a guarire; l'acqua fredda, infine, é caratteristica per un uomo sano.
Poi il fabbro ripescò le sue ossa galleggianti su di un fiume, le rimise insieme e le ricoprí di carne. Le contò e dichiarò che ve ne erano tre di troppo; a causa di ciò, l'aspirante avrebbe dovuto procurarsi tre costumi da sciamano. Gli forgiò la testa mostrandogli come si possono leggere le lettere che vi si trovano dentro. Gli cambiò gli occhi, ed é per questo che quando l'aspirante fa dello sciamanismo egli non vedrà coi suoi occhi carnali, bensí con questi mistici. Gli forò le orecchie mettendolo in grado di comprendere il linguaggio delle piante. Successivamente il candidato si ritrovò sulla cima di un monte e alla fine si risvegliò nella yurta, presso ai suoi. Ora, egli può cantare e far dello sciamanismo indefinitamente, senza mai stancarsi.20
2.2.3 Simbolismo racchiuso nel sogno.
Seppur personalizzato il racconto esprime tutti gli elementi simbolici o rituali caratteristici dell'iniziazione sciamanica.
Il neofita si ammala, é in pericolo di morte, sogna, Durante il sogno gli vengono date due guide, due animali che saranno poi i suoi spiriti ausiliari. é un elemento ricorrente in tutto il mondo, lo spirito ausiliario, guida, costituito da un animale.
Incontra gli spiriti delle malattie che gli insegnano a curarle, colpendolo (quello del vaiolo, la malattia che lo affligge, gli strappa il cuore).
Anche questo é un elemento diffuso e ci riporta alla figura sciamanica anche come guaritore, ma che prima di tutto ha guarito se stesso. Anche l'albero cosmico cui sono appesi, o vi levitano intorno, gli sciamani, e dai cui rami viene fatto il tamburo lo ritroviamo in tutta la Siberia ed in molte parti del mondo. Cosí é anche per il ricorrere dei numeri magici sette e nove. Sette sono le tende squarciate dove incontra gli spiriti infernali e delle malattie, nove sono le erbe capostipiti del mondo vegetale, nove i mari in cui nuotano gli uccelli, altrettanto capostipiti. Gli uccelli hanno un ruolo molto importante presso tutti i popoli. Spesso sono uccelli che guidano il volo magico. A proposito dell'importanza degli uccelli nei riti sciamanici:
L'uccello-sciamano, che appare già nel paleolitico ed ancor oggi si trova dall'Artico alle estensioni meridionali delle Americhe, é vivacemente dipinto in alcune caverne Maddaleniane della Francia centrale. Una misteriosa ed inquietante pittura risalente al paleolitico é, molto profonda, in una cripta della labirintica caverna di Lescaux. Sulla destra é un bisonte maschio, le cui viscere sbandierano da una ferita nella pancia, una lancia trapassa la sua parte posteriore dall'ano ai genitali. La testa di questa bestia sviscerata é girata come se guardasse lo srotolarsi delle sue interiora. Sulla parte sinistra di questa tavola, un rinoceronte con feci spalmate sotto la coda sembra andarsene. E tra queste due figure disegnate puntigliosamente, giace un uomo tracciato grossolanamente; ha un costume da uccello, le sue mani sono artigli, il suo pene eretto punta verso il toro ferito. A destra dell'uomo prostrato sta un bastone sormontato da un uccello. La figura umana é indubbiamente quella di uno sciamano, uno stregone in estasi il cui spirito é in volo mistico. Questo lo possiamo supporre non solo dal suo pene eretto, condizione non infrequente durante stati di sogno o trance, ma anche dalla maschera di uccello che ne adorna il viso e le mani, e il bastone-uccello, similare ai bastoni degli sciamani di tutto il mondo e denotante il volo degli spiriti.
Questa immagine simbolizzante il volo spirituale come un uccello, così come é rappresentata circa 15.000 anni fa in questa camera, é persistita nel tempo e attraverso molte culture: il papero indiano, il pappagallo, il falco e l'aquila amerindi, l'oca21 siberiana, e la colomba.
Il rapimento indotto dalla trance, quando l'anima dell'estatico lascia il corpo e vola nel regno degli spiriti e degli dei, é veramente un atto di trascendenza.22
Nel sogno dello sciamano Samoiedo, tutti gli elementi concorrono a trasmettergli la conoscenza, anche le pietre; si incontrano gli elementi ricorrenti anche presso le altre culture: il volo (l'unico spostamento che compie camminando é quello nel deserto), l'ascensione (l'albero cosmico con gli sciamani in alto), il monte molto alto dove incontra la madre degli animali, lo spezzettamento del suo corpo e la ricostruzione fortificandolo, la comprensione dei linguaggi di altri esseri viventi:
Si vuole che durante la trance lo sciamano Tunguso comprenda il linguaggio di tutta la natura.23
Dappertutto nel mondo imparare il linguaggio degli animali e, per primo, quello degli uccelli, equivale a conoscere i segreti della natura e, pertanto, ad essere capaci di profetizzare... Gli uccelli sono psicopompi. Il divenire uccello o l'essere accompagnati da un uccello esprime la capacità di intraprendere già da vivi il viaggio nel Cielo e nell'Aldilà.
Imitare la voce degli uccelli, usare questo linguaggio segreto durante la seduta é un nuovo segno del fatto, che lo sciamano può circolare liberamente nelle tre zone cosmiche: Inferno, Terra, Cielo, vale a dire che egli può penetrare impunemente là dove soltanto i morti o gli dei hanno accesso.24
Il linguaggio dello sciamano é molto più complesso di quello usato dal suo gruppo di appartenenza. In qualche caso é stato riscontrato che presso gruppi etnici che usavano circa quattromila parole, gli sciamani ne conoscevano ben dodicimila.
Abbiamo visto che lo sciamano é, all'interno della tribú, allo stesso tempo, riferimento culturale, guida, artista, ecc.; da queste sue funzioni non ne ricava gratificazioni materiali tangibili, é molto piú probabile la sua sostituzione da parte di uno sciamano piú "potente" qualora si presentino degli inconvenienti per la vita quotidiana del clan, di quanto egli possa divenire capo e padrone.
note al cap. 2:
14 - M. Eliade: op. cit., pag. 42.
15 - J. Halifax: op. cit., pag. 4/5.
16 - J. Halifax: op. cit., pag. 10/11.
17 - J. Halifax: op. cit., pag. 11.
18 - M. Eliade: op. cit., pag. 41.
19 - M. Eliade: op. cit., pag. 43.
20 - M. Eliade; op. cit., pag. 45/46/47/48.
21 - L'oca acquista un ruolo di primo piano anche in Siberia. Fu questa, infatti, messaggera divina, ad istruire il Primo Sciamano.
22 - J. Halifax: op. cit., pag. 17.
23 - M. Eliade: op. cit., pag. 87.
24 - M. Eliade: op. cit., pag. 89.
3.1 Limiti sociali imposti allo sciamano.
Il controllo sulla sua attività non é istituzionalizzato, formalizzato, apparentemente non esiste, di fatto, però, lo sciamano resta tale solo se riesce a mantenere la conoscenza e la capacità estatica. Il controllo passa attraverso queste: quando l'estasi collettiva non é più garantita, quando non riesce a fornire soluzioni per le contraddizioni del quotidiano, si presenterà un nuovo sciamano, capace di riprodurne tutti i benefici effetti. Il ruolo dello sciamano presenta dunque potenzialità di forme di esercizio di potere, ma sono vanificate nello stesso tempo, dalle aspettative che nutrono nei suoi confronti i suoi consanguinei, o compaesani, se vogliamo designarli con un termine moderno.
Come mai, allora, ad un certo punto della storia incontriamo un'altra figura sociale, manipolatrice dei momenti magico-mistici, che forte di questo suo ruolo controlla la società? perché la figura dello sciamano scompare presso i popoli che sviluppano un'evoluzione sociale e tecnologica diverse da quelle primitive? Esiste un rapporto tra lo sciamano, leader carismatico, ed il sacerdote, capo e padrone di tutto il popolo?
3.2 Come si delinea la nuova figura del sacerdote.
Il problema é sempre stato affrontato poco ed abbastanza superficialmente, forse perché può portare a delle conclusioni pericolose per qualsiasi istituzione religiosa; la maggior parte degli studiosi specializzati su queste tematiche, esprime una qualche confessione religiosa.
D'altra parte non é una curiosità che si possa soddisfare con la ricerca sul campo, con la fotografia della realtà, metodi ampiamente usati da antropologi, filologi, archeologi, etnologi, ma che non sono sufficienti ad esplicare le evoluzioni sociali di un certo periodo storico. Conosciamo l'organizzazione sociale e l'evoluzione storica dei primi popoli che si sono caratterizzati come nazioni, sappiamo cioé, quasi tutto di Sumeri, Egizi, Caldei, Cassiti, Assiri, ecc., lo stesso vale per i popoli indoeuropei: Hurriti, Ittiti, Persiani, ecc., conosciamo, profondamente la prima struttura sociale umana: lo sciamanesimo. Eppure é molto difficile comprendere i passaggi intermedi, l'evoluzione, da un tipo di organizzazione sociale all'altro. Anzi, la tendenza culturale é quella di prendere queste fasi come situazioni a sé stanti, senza interrelazione.
Per un cattolico o altro praticante religioso, forte della presunzione di aver compreso tutto del divino, può diventare problematico ed avvilente comprendere che la concezione della Triade Cosmica sciamanica, successivamente presente presso tutti i popoli, anche se elaborata con qualche diversità, é molto simile, se non progenitrice, della concezione cristiana della Trinità.
Una grossa divergenza, é sostanziale: lo sciamano concepisce i suoi dei come entità cosmiche, ma materiali, ed é in rapporto dialettico con esse e le forme divine intermedie -nelle culture successive, questi vengono personalizzati, e sublimati a puri spiriti, comunque sempre estranei alle piccole vicende quotidiane, essendo il loro interesse universale -e non concepirà la possibilità di comandare ed arricchire nel loro nome. Diversamente si comportano le istituzioni successive.
Con lo svilupparsi della società "civile" compare una casta che, nel nome della divinità, detiene il potere assoluto: i sacerdoti. Emanazioni dirette della figura sciamanica, si evolvono a partire da questa appena si perde uno degli strumenti sociali che permettono il controllo della loro attività: la partecipazione collettiva alla gestione del rito.
Non é qui il caso di valutarne la correttezza, bensì cercare di capirne l'evolversi.
3.2.1 Specializzazione individuale e stratificazione sociale.
Probabilmente col formarsi dei primi agglomerati "urbani", extratribali, con le guerre, con i commerci, si perviene ad una progressiva specializzazione individuale nel proprio campo di attività (privilegiata), perdendo così la originale interscambiabilità dei ruoli. Garanzia di sopravvivenza, in quanto metteva in grado il gruppo di far fronte ad ogni evenienza, al tempo stesso era una forma di controllo determinante nel mantenimento dell'orizzontalità nella divisione del lavoro.
Questo processo di specializzazione coinvolge anche gli sciamani.
Depositari di tutto il sapere collettivo, iniziano a memorizzare e razionalizzare la loro esperienza, anche quella estatica. Frutto di ciò é la codifica delle conoscenze del soprannaturale, la loro articolazione ed elaborazione in concezioni sempre più speculative. Il pantheon divino diventa sempre più astratto, sempre più estraneo alla quotidianità. Al contempo aumenta altrettanto progressivamente l'influenza dello sciamano. Si perde la gestione collettiva del rito, il rapporto col soprannaturale é formalizzato, il rito sempre più statico e spersonalizzato, la cultualità é sempre più estranea ai partecipanti non iniziati.
Parallelamente vengono a cadere le possibilità, per gli altri, di trovare dei sostituti, ora non é sufficiente la vocazione/elezione per poter sciamanizzare. Costoro acquistano una crescente capacità ricattatoria, o potere, nei confronti dell'intero gruppo. Diventano anche amministratori politici ed economici, oltre a preservare le mansioni precedenti; non li definiamo più sciamani, li riconosciamo come sacerdoti.
3.3 Sacerdoti ed evoluzione storica: la teocrazia.
Tutte le primitive società storiche sono teocrazie. Il sovrano é inviato da dio, o dio stesso. Spesso detiene anche la massima carica religiosa. Presso i popoli mesopotamici é l'eletto o l'inviato di dio, presso gli Egiziani o gli Incas é dio. Il tempio é il fulcro della vita sociale.
Presso i Sumeri:
Il tempio non é solo il centro della vita religiosa. Per la caratteristica simbiosi delle forme sociali propria di questa società, confluiscono e si accentrano in esso anche le attività della vita economica e commerciale.
Il tempio del dio cittadino, infatti, é il più grande possidente di terre che coltiva per mezzo di servi e mezzadri.
La norma fondamentale della comunità del tempio é il lavoro del singolo al servizio dell'insieme.
I cittadini appaiono organizzati in corporazioni, i cui capi hanno il compito di suddividere e controllare il lavoro; in compenso, essi distribuiscono i generi alimentari ai membri del gruppo.
I mestieri sono ben specializzati: si hanno pastori, agricoltori, cacciatori, pescatori, boscaioli, falegnami, fabbri; né mancano i mercanti, che provvedono agli scambi con l'estero.
In tempo di guerra, od anche per i grandi lavori pubblici, i cittadini vengono chiamati alla leva: per tornare poi, a fatti conclusi, al quotidiano lavoro.25
Per gli dei si effettuava ogni manifestazione dell'esistenza, dalle opere di pace alle imprese di guerra: dagli dei dipendeva ogni atto della vita, tanto quelli più propri del culto, quanto quelli pur apparentemente scissi dell'economia e del commercio.26
Tra gli Egiziani:
Il tempio é la sede di un ampio e sviluppato sacerdozio (...) Ma il tempio é inoltre il centro della vita culturale: ivi si raccolgono gli scribi, che hanno il compito di redigere, copiare, interpretare i testi.
Alla loro saggezza si rivolge sovente il faraone per domandare consigli.
Così, fra sacerdoti ed eruditi, si forma il focolaio dell'attività religiosa ed intellettuale insieme, quella che con espressiva definizione viene chiamata la casa della vita.
Per completare il quadro, si dirà che i templi ospitano anche i magazzini e gli intendenti addetti all'amministrazione.27
L'impero incaico fu una teocrazia operante: l'Inca era dio e uomo, pertanto qualsiasi reato era a un tempo disubbidienza e sacrilegio.28
L'unico proprietario era l'Inca, il capo-dio.
Era di natura divina, discendeva in linea diretta dal Sole, il dio creatore; tutte le cose -il suolo, il mondo, il popolo, l'oro (le lacrime del sole), l'argento (le lacrime della luna)- gli appartenevano.
La sua autorità era assoluta.
Era Dio.
Il suo impero non era una teocrazia teorica, bensì effettiva.
I signori Inca erano dei sovrani assoluti, i cui poteri erano tenuti in scacco soltanto dall'influenza di antiche usanze e dalla paura della rivolta. Al di là di questa eminente posizione non esisteva nessuna corte d'appello definitiva; l'Inca doveva alzare semplicemente la mano per mandare a morte con questo gesto un famoso generale o anche un consanguineo che lo avesse offeso.
La divinità dell'Inca era veramente indiscutibile.29
La sfera d'azione dell'Indiano era ristretta; egli percorreva le strade regie secondo le volontà dell'Inca; pagava i suoi tributi con la fatica fisica; anche il suo tempo libero era irreggimentato su un piano rituale.
Alcuni studiosi sono del parere che l'Inca, la religione e lo stato in realtà crearono artificialmente il lavoro come un espediente di buon governo per tenere la gente continuamente occupata.
L'Inca, poi, esigeva tutto dai suoi sudditi; in cambio li proteggeva dal bisogno, provvedeva ai magazzini per prevenire le carestie, difendeva gli animali e il suolo.
La produzione veniva equamente divisa, le strade venivano mantenute con un grandioso sistema di comunicazione e l'Inca assicurava la pace all'interno del regno.
Ma sarebbe un concetto erroneo definire socialistico o comunistico questo stato di benessere: l'impero non era per il popolo e l'ideale non era l'uguaglianza; al contrario lo stato esisteva soltanto per l'Inca.30
Questi non sono gli unici casi di teocrazia, sono semplicemente emblematici, rappresentando essi una sintesi o uno stimolo nelle zone in cui questi popoli erano presenti.
Al contrario la teocrazia si presenta come passaggio obbligato nell'evoluzione sociale.
Probabilmente già nella prima struttura sociale sciamanica, data l'importanza che questi assume nell'organizzazione quotidiana, é implicita la tendenza teocratica.
3.4 La teocrazia soppianta lo sciamanismo.
Il ruolo del soprannaturale é molto importante, da esso dipende l'evoluzione positiva o negativa di tutte le azioni umane.
Ciò comporta, parallelamente all'evoluzione tecnologica ed ad una più organica divisione del lavoro, che gli specialisti del sacro, inizialmente manipolatori del soprannaturale per il beneficio umano, diventino col tempo manipolatori delle cose umane nel nome del soprannaturale.
La lentezza di tale passaggio fa sì che i cambiamenti siano quasi impercettibili nella loro escalation, anche perché sono lo sciamano prima, i sacerdoti poi, i depositari della memoria storica. Quindi ovvio che la gente comune, col passare delle generazioni, perda il ricordo del passato, specialmente quando é abbastanza remoto.
Dal rito collettivo si passa così a quello individuale, officiato e svolto da personale specializzato.
Di collettivo può restare la festa, che, persa ogni caratterizzazione di ricerca della "realtà separata", diventa un'occasione "felice" di danze, canti ed ebbrezza.
Così presso gli Egiziani il culto giornaliero é compiuto dal solo sacerdote, senza partecipazione di pubblico.
Le feste presentano un motivo conduttore: il rito della fertilità. Presente presso tutti i popoli, ma ora il popolo non é più l'artefice del rito: può usufruirne, ma viene pian piano estromesso dalla sua pratica.
La festa diviene così un obbligo sociale, ed altrettanto obbligata é l'ebbrezza, l'ubriacatura, lo schiamazzo.
Da questo momento in poi la figura dello sciamano scompare, sostituita da una classe sociale che non ha più a cuore il benessere del suo popolo, mentre é invece quest'ultimo che deve procurarlo ai suoi nuovi padroni.
Siamo di fronte all'istituzionalizzarsi di una chiesa i cui intrecci col potere temporale sono strettissimi, addirittura coincidenti.
La mutazione della struttura sciamanica in questa forma é stata molto lenta nel corso dei millenni, ma non pacifica.
Sempre, almeno presso i popoli mediterranei, assistiamo al permanere di una religione "popolare" che si discosta da quella ufficiale, testimonianza della non accettazione, ma della sottomissione più o meno forzata dei popoli nei confronti delle strutture di governo socio-religioso.
Con l'affermarsi delle teocrazie, la partecipazione/gestione collettiva dei riti, si trasforma in partecipazione subordinata al sacerdote.
Ciò nonostante, resiste, a fianco dei castelli religiosi ufficiali, una visione popolare della realtà altra, con differenze di culto e riti.
Entrambe le concezioni affondano le radici nella visione sciamanica del mondo, e non sono altro che elaborazioni ed interpretazioni successive.
Gli sciamani suddividono l'universo in tre zone cosmiche: Cielo, Terra, Inferi, intercomunicanti. Sono fermamente convinti della presenza di una divinità suprema celeste, onnipotente ma oziosa, troppo impegnata per prestare orecchio alla terrenità umana.
Esistono altri due gruppi di divinità, celesti e infernali. Queste ultime sono disposte ad aiutare gli uomini, spesso sono accumunate ad essi da legami di consanguineità e la loro stessa organizzazione ricalca quella umana. Non sono concepite come entità malvage, bensì attendono a zone cosmiche infernali, cioé destinate ai morti.
Presso gli sciamani si riscontra difficilmente una ripartizione tra bene e male, forze benigne e forze malvage. I due gruppi divini, infernale e celeste, comprendono entrambe le caratteristiche. Anche quando é implicito un concepimento maligno, non siamo in presenza di forze ostili all'uomo.
Nelle successive elaborazioni si caratterizza sempre più una contrapposizione tra entità celesti, benigne, ed infernali, maligne. Sarebbe interessante poter approfondire tale percorso in funzione dello sviluppo delle contraddizioni sociali. Come vedremo, la presenza nel proprio pantheon di divinità malvage, permette al potere di accusare i propri nemici di empietà, eresia, e di essere dediti all'adorazione delle forze maligne, giustificandone torture e condanna a morte. Si può supporre che l'elaborazione di un aldilà fatto di privazioni e sacrifici, la morte vista come termine negativo e definitivo della vita (concezione presente tra i mesopotamici, ma lontana dagli Egizi, che la inquadrano come prolungamento della vita) sia pertinente ad una casta teocratica altamente repressiva, che tende, con questa teologia, a scoraggiare e bloccare sul nascere ogni velleità ribellistica del popolo assoggettato.
Altri dubbi, purtroppo data la mancanza di conoscenze al riguardo, non possono che restare tali, nascono dal fatto che tra i primi popoli storici, sui vari continenti, soltanto gli Egiziani concepiscono una vita post-morte felice, con un grado si soddisfazione proporzionale alla gloria terrena. Naturalmente tali benefici sono riservati a chi ha avuto una vita gloriosa, cioé le classi dominanti. Il popolano, essendo escluso dalla possibilità di acquisizione di gloria e fama, era escluso pure dall'agiatezza ultraterrena: anche dopo la morte non potrà far altro che continuare ad essere un gregario di eroi e potenti, così come in vita ha lavorato per permettere ai sacerdoti di sacrificare alle divinità.
note al cap. 3:
25 - Sabatino Moscati: Antichi imperi d'oriente, Newton Compton Editori, Roma 1978, pag. 38.
26 - S. Moscati: op. cit., pag. 39.
27 - S. Moscati: op. cit., pag.26.
28 - V. Von Hagen: L'impero degli Incas, Newton Compton Editori, Roma 1976, pag. 96.
29 - V. Von Hagen: op. cit., pag.111.
30 - V. Von Hagen: op. cit., pag. 112.
4.1 Delinearsi di una cultualità popolare.
Tra gli Egiziani viveva una radicata e profonda religiosità popolare; il popolo coltivava varie divinità protettrici o geni, legati agli aspetti della vita quotidiana.
Ecco Tueris, dalla testa di coccodrillo, il corpo da ippopotamo, le braccia umane ed i piedi di leone: é una divinità che protegge le donne incinte e tiene lontani gli spiriti malvagi. Ed ecco Bes, il grottesco nano dalla barba irsuta, la coda di leone e le gambe storte, che veglia anch'egli sulle nascite e presiede inoltre alla musica, alla danza ed all'abbigliamento.31
Molto sviluppata é la magia, ed anche questa presenta una sua versione popolare.
Diversamente presso i popoli mesopotamici (ma questa convinzione potrebbe non corrispondere a realtà ed essere frutto di un'insufficiente documentazione) tutte le pratiche magico-religiose sono strettamente controllate dai sacerdoti. Un fattore merita attenzione: l'ebbrezza.
4.2 Bipolarismo sociale nelle teocrazie.
É appurato che presso i popoli mesopotamici continua l'uso (questa é una reminescenza sciamanica) di sostanze allucinanti od estasianti, durante i riti, in particolare di amanita muscaria. Tale uso non presenta più le caratteristiche dell'appercezione collettiva, con la supervisione dello sciamano, ma assume connotazioni di sacramento, gestito e consumato dai sacerdoti. Anche al popolo sono concessi momenti di ebbrezza, in alcuni casi, quasi forzata, che si presenta come stordimento piuttosto che estasi, ed é originata dalla somministrazione di alcolici. Birra e vino, da sempre conosciuti, sono preparabili da chiunque, ma non é questo a portarne la popolarità, quanto l'effetto. La grossa quantità in cui possono essere prodotti, e la proprietà di provocare stordimento, ebbrezza, li rendono innocui nella mani popolari. Innocui perché garantiscono l'evasione e quindi l'alleggerimento delle tensioni sociali, non provocano allucinazioni e percezioni molto diverse da quelle quotidiane, non possono divenire veicolo di conoscenza.
Conoscenza, definizione e concezione del soprannaturale, sono monopolio sacerdotale, inaccessibili alle classi meno abbienti.
Ciò nonostante, é molto probabile, dato l'emergerne in certi periodi storici, che un proseguimento delle pratiche sciamaniche abbia permeato la religiosità di alcuni settori popolari, mantenendo momenti propri in cui si ritrovano elementi sciamanici.
Col passaggio all'istituzione sacerdotale assistiamo ad una importante innovazione caratteristica ai popoli indoeuropei:
... la tripartizione divina, corrispondente ad una particolare riorganizzazione della comunità che ad una concezione sistematica della vita magico-religiosa, ogni tipo di divinità possedendo una funzione speciale e una corrispondente mitologia. Una tale riorganizzazione sistematica dell'insieme della vita magico-religiosa, che nelle sue grandi linee si realizzò già in un'epoca in cui i Proto-Indoeuropei non si erano ancora separati nei vari gruppi etnici, implicò certamente una integrazione dell'ideologia e delle esperienze sciamaniche: ma questa integrazione fu pagata col prezzo di una specializzazione e, in ultima analisi, con una limitazione dei poteri sciamanici, che ebbero si un loro posto al lato di altri poteri e gli altri prestigi magico-religiosi, cessando però di monopolizzare le tecniche dell'estasi e di dominare ideologicamente l'insieme della spiritualità tribale.32
Una forma socio-religiosa in cui é riscontrabile la predominanza di elementi sciamanici, dove non esiste ancora una casta sacerdotale al potere, che possiamo incontrare presso gli Sciti e i primi popoli iranici.
Erodoto ci ha lasciato un'ottima descrizione dei costumi funerari degli Sciti. Dopo i funerali si procedeva a delle purificazioni: si gettava della canapa su pietre surriscaldate e se ne aspirava il fumo: entusiasti di essere così purificati, gli Sciti gettavano delle grida (IV, 75).
Karl Menli ha messo assai bene in luce il carattere sciamanico di questa purificazione funeraria: il culto dei morti, l'uso della canapa, la permanenza in ambienti surriscaldati e le "grida" costituiscono effettivamente un complesso religioso specifico, lo scopo del quale non poteva essere che l'estasi.33
... un fatto é certo: lo sciamanismo e l'ebbrezza estatica dal fumo di canapa, erano note agli Sciti. ... l'uso della canapa a fini estatici é stato ugualmente constatato fra gli Irani, ed é proprio il nome iranico della canapa che, nell'Asia centrale e settentrionale, viene usato per designare la ebbrezza mistica.
Si sa che i popoli caucasici, e specialmente gli Ossi, conservano numerose tradizioni mitologiche e religiose degli Sciti. Ora, le concezioni dell'oltretomba di certi popoli caucasici sono assai vicine a quelle degli Irani, specie in quel che concerne il passar del morto su di un ponte stretto come un capello, il mito di un Albero Cosmico la cui cima tocca il cielo e alla radice del quale scorre una sorgente miracolosa, ecc. D'altra parte gli indovini, i veggenti e i necromanti-psicopompi hanno una certa parte presso le tribù georgiane delle montagne.34
... non v'é dubbio che la tecnica più elementare dell'estasi, l'ebbrezza provocata dalla canapa, era nota agli antichi Irani. Nulla ci impedisce di credere che gli Irani abbiano conosciuto anche altri elementi costitutivi dello sciamanismo, ad esempio il volo magico o l'ascensione al cielo. Ardê Vîrâf fece "un primo passo" e raggiunse la sfera delle stelle, "un secondo passo" e raggiunse la sfera della luna, mentre "il terzo passo" lo condusse alla luce chiamata "alta tra le alte" e "il quarto" alla luce di Garatman. Quale pur sia la cosmologia presupposta da tale ascensione celeste, resta certo che il simbolismo dei passi ... corrisponde esattamente a quello dei "gradini" o delle "tacche" dell'albero sciamanico. Son tutti simbolismi che hanno un intimo rapporto con l'ascensione rituale in cielo. Ora, ... ascensioni siffatte sono costitutive dello sciamanismo.
L'importanza dell'ebbrezza propiziata dalla canapa risulta, d'altra parte, dall'enorme diffusione nel corrispondente termine iranico in tutta l'Asia centrale. La parola iranica che designa la canapa, bangha in molte lingue ugriane é andata a designare sia il fungo sciamanico per eccellenza, l'agaricus muscaricus (usato proprio come tossico prima o durante la seduta), sia l'ebbrezza stessa.35
Per gli Irani, in specifico i Persiani, il processo conclusivo di autodefinizione della casta sacerdotale coincide con la comparsa di Zarathustra.
Al centro del pensiero di Zarathustra é l'affermazione del dio unico. Il nome, ne rileva appieno il carattere: perché se Ahura, "signore" é elemento già preesistente per indicare la divinità, l'integrazione con Mazda, il "saggio" o meglio ancora il "pensante", ne polarizza il significato sull'attività intellettuale.36
Contemporaneamente, Zarathustra reagisce al culto, caratterizzato dalla bevanda inebriante haoma e dai riti del sangue. Un solo elemento dell'età anteriore sembra permanere in lui, l'adorazione del fuoco sacro: ma é per fugaci cenni e con una caratteristica spiritualizzazione.37
Con la scomparsa di Zarathustra viene ripristinata quasi per esteso la cultualità preesistente, ma si é già delineata una casta sacerdotale, i magi.
Già nel periodo precedente Zarathustra, tra i popoli iranici incontriamo una struttura sociale transitoria, post-sciamanica e pre-teocratica. Presso gli Sciti si sta delineando un gruppo sacerdotale, ancora il popolo partecipa al governo.
Più in generale, sembra che nella Scizia, divinazione a parte, gli atti religiosi fossero compiuti dai capi -dal re ai capifamiglia- e non si é potuto rilevare nessun indizio dell'esistenza corporativa di sacerdoti propriamente detti. In questo gli Sciti concordavano con gli Indoeuropei dell'Europa Orientale e Settentrionale: si sa che tale era, prima della cristianizzazione, la condizione dei popoli slavi e che presso i Germani analogamente non esisteva classe sacerdotale. ... In conclusione, l'organizzazione sociale degli Sciti sembra essere stata di tipo binario più che trifunzionale, distinguendo un'aristocrazia e una sorta di plebe. Gli uni e gli altri partecipavano alle attività della guerra offensiva o difensiva così importanti in tutte le società della steppa, sedentarie quanto nomadi, e l'Abav ha senza dubbio ragione a dire che fra gli uomini liberi non c'era altra distinzione se non quella degli ældar "capi della guerra", "nobili" (di cui i "re" religiosi erano una parte eminente, specializzata e protetta dall'attività guerriera) e della massa o "armata", æfsad (vecchio termine iranico; avestico, antico persiano spada). Ma gli uni e gli altri dovevano anche partecipare alla vita economica, possedere bestiame o terre con gradi diversi di ricchezza e con regole di dipendenza. Quanto alle deliberazioni di interesse generale, come presso i Germani loro vicini, l'intera comunità doveva prendervi parte.38
... esistevano, per determinate attività religiose uomini ad esse consacrati, diversi tipi di indovino, in particolare gli effeminati "enarei" che erano nello stesso tempo dei "re", ma questi specialisti non formavano un corpo sacerdotale paragonabile ai brahmani o ai druidi.39
Da ora in poi potremo sempre parlare di elementi sciamanici integrati nelle cultualità religiose, ma lo sciamanismo come struttura sociale é definitivamente scomparso presso i popoli mediterranei. Sia le religioni ufficiali che quelle con maggiori connotazioni popolari, presentano spesso elementi sciamatici, ma la struttura sociale si é modificata, non é più incentrata su una divisione orizzontale dei ruoli, ma si sta stratificando.
Elementi sciamanici sono persistenti anche nell'Iran islamizzato.
... non v'é dubbio che molte leggende e molti miracoli che figurano nell'agiografia persiana appartengano al fondo universale della magia e specialmente dello sciamanismo ...: ascensioni, volo magico, sparizioni, camminare sulle acque, guarigioni, e via dicendo. D'altra parte bisogna anche ricordare la parte che l'hashish e altri stupefacenti hanno nella mistica islamica.40
4.4 L'Ellade ed il persistere di forme sciamaniche.
Avvicinandoci maggiormente a noi, geograficamente e temporalmente, aumenta quantitativamente la documentazione disponibile. Sappiamo così del sopravvivere di concezioni sciamaniche nella cultualità e nella mitologia della Grecia antica.
Quello greco non é un popolo omogeneo, presenta diversi percorsi storico-sociali nelle varie polis. La povertà della terra, la necessità di approvvigionamento per una popolazione sempre più numerosa e sempre più ricca, porta ad uno sviluppo commerciale dell'Attica e di Atene. Le produzioni agricole attiche vertevano esclusivamente su vino ed olio. La loro esportazione implicava necessariamente lo sviluppo di un'industria sussidiaria. Si sviluppa la manifattura di vasi, orci, anfore per contenerli. La posizione geografica, la sua lontananza dai mercati granari e l'esclusione della possibilità di trasporti via terra, comporta una crescita significativa dell'industria navale e della marina, mercantile e militare.
Quando ad Atene si sviluppò l'industria della ceramica, favorendo il trasporto oltremare di vino ed olio, i vasai arricchirono notevolmente creando vere e proprie opere d'arte, che diventarono costosi articoli da esportazione.
I costruttori navali ed i marinai ateniesi, stimolati dai traffici commerciali, diventarono incomparabilmente i più abili uomini di mare, più che competitori per i Fenici, perché fu essenzialmente una flotta fenicia, parte dell'impero persiano, che essi sconfissero e distrussero a Salamina.
L'importanza del potere marittimo divenne tanta che, verso la fine della guerra del Peloponneso, con l'Attica saccheggiata e desolata, la lega delioattica spezzata, tutta l'Ellade in armi contro di essa, Atene poté essere sconfitta soltanto quando i suoi nemici fecero il massimo sforzo sul mare.
Diversa l'evoluzione di Sparta, un altro popolo ellenico. Gli Spartani furono il primo popolo ellenico che praticò le belle arti. I loro poeti erano rinomati, le loro ceramiche ed i manufatti cominciavano a mostrare i segni di un carattere indigeno del disegno, premessa tipica di creatività culturale ed intellettuale. Col VI secolo a. C. si delinea una trasformazione. La città imposta la sua economia sull'agricoltura, perdendo di vista la riflessione intellettuale e l'espansione culturale. La società diventa repressiva e moralizzatrice. Gli Spartiati, cioé i "cittadini", proprietari di terreni, si dedicarono esclusivamente al controllo degli "Iloti", gli indigeni, trasformati in schiavi, e dei "Perieci", contadini liberi, ma privi di diritti politici.
Istituirono un sistema di servizio militare permanente ed incessante per tutti. Secondo la costituzione attribuita a Licurgo, nessun bambino debole o deforme veniva allevato; i ragazzi a sette anni venivano tolti alle madri ed educati in caserma. Dall'età di vent'anni gli uomini vivevano in mense militari, e, se autorizzati a sposarsi, potevano vedere le mogli soltanto furtivamente. Il possesso e l'uso del denaro erano vietati ed il mezzo per quel minimo di scambi che praticavano era costituito da barre di ferro. Le donne spartane erano allenate come ginnaste.
Se ad Atene, con la sua espansione all'esterno, si caratterizza sempre di più una borghesia industriale e commerciale a cui va stretto l'autoritarismo dello stato, mentre la forma governativa si caratterizza in una "democrazia" che lascia ampi spazi all'iniziativa individuale di aristocratici e borghesi; a Sparta si assiste ad una centralizzazione ed evoluzione autoritaria dello stato, formando una comunità con unico mestiere, un'unica arte, un'unica scienza: la guerra.
4.4.1 La transe e la possessione.
Questo lo sviluppo di due delle maggiori città elleniche, che saranno anche quelle che ne impronteranno maggiormente la civiltà.
Tornando al tema principale, constatiamo che la transe e l'estasi, spontanee o indotte, erano diffuse nel territorio ellenico:
una forma di mania riferita ai coribanti, i quali, a quanto sembra, erano dei geni connessi con la Grande Dea della Frigia e dell'Asia Minore, la "Madre degli Dei", i cui riti, peraltro, presentavano un'affinità decisa con antiche forme di Dionisismo, ma il cui culto fu importato segretamente in Attica.41
I posseduti da questa "mania" (...) sembra fossero designati con l'espressione "i coribantizzati", (Korybantiates) (...). Ciò mostra già che si trattava proprio di una forma particolare di possessione.42
Loro strumenti cerimoniali sono flauto e tamburello, quest'ultimo tipicamente sciamanico.
Un'altra caratteristica dei coribantizzanti é la loro caduta in trance quando si faceva sentire la melodia propria alla divinità dalla quale erano invasi:43
In Platone si trovano continue allusioni alla "mania" e alla sua pratica, che
si spiegano soltanto se si suppone che si trattava di cose ben note all'autore e al suo pubblico. Altrimenti, non si spiegherebbe nemmeno l'importanza data alla "mania" come sorgente di ispirazione divina o, più esattamente, come espressione della "partecipazione" del divino al mondo sensibile nel sistema di Platone e, sotto certi aspetti, anzi, al centro di questo sistema.
Lo scopo del "Fedro", che é appunto esporre una teoria della conoscenza basata su questa partecipazione e sulla "mania" amorosa quale sua fonte, richiedeva una teoria della "mania" divina. Lasciando da parte per tornarvi in altro luogo, la visione grandiosa dei rapporti dell'anima e del divino che sovrasta e illumina il dialogo, dobbiamo considerare il modo usato da Platone nella prima parte del dialogo per spiegare le diverse categorie di "mania" divine e la loro classificazione. Egli ne descrive quattro specie, messe in rapporto simbolico con diverse divinità: Afrodite (ed Eros), le Muse, Apollo e Dioniso.44
Transe ed estasi sono molto diffuse presso i Greci, Eliade individua alcuni personaggi che si potrebbero paragonare agli sciamani. Sono figure legate al culto di Apollo.
Tale è, ad esempio il caso di Abaris.
Tenendo nelle mani la freccia d'oro, segno della sua natura e della sua missione apollinea, percorreva il mondo allontanando le malattie mediante dei sacrifici, predicando i terremoti ed altre calamità (...). Una leggenda più tarda ce lo mostra in volo per gli spazi sulla sua freccia come Museo (...). La freccia, che ha una certa parte nella mitologia e nella religione degli Sciti, é simbolo del "volo magico": ci si ricorderà della presenza della freccia in varie cerimonie sciamaniche siberiane.45
é egualmente con Apollo che ha relazioni Aristeo di Proconeso: questi cadeva in estasi e allora il dio gli "prendeva" l'anima: gli accadeva di apparire simultaneamente in due luoghi distanti ed accompagnò Apollo sotto forma di corvo (...), il che ricorda le trasformazioni sciamaniche. Ermotino di Clazomane aveva il potere di "abbandonare" il corpo per molti anni; durante queste lunghe estasi viaggiava lontano e conseguiva una conoscenza profetica del futuro. Alla fine i suoi nemici gli bruciarono il corpo che giaceva disanimato e la sua anima non tornò più (...). Questa estasi ha tutti i caratteri di una transe sciamanica.46
Per questi ed altri esempi giova ripetere che si tratta di rielaborazioni successive al periodo storico. Checché ne sostenga Eliade, lo sciamanismo é una struttura sociale scomparsa presso i popoli "storici". Il mantenersi di elementi ad esso propri, nelle varie tradizioni, significa solamente che esso ha avuto una grande importanza, un influsso determinante sullo sviluppo culturale, mitico, religioso dei popoli successivi. Sbaglia chi é convinto che sia ancora possibile ritrovarne elementi in una forma cultuale abbastanza simile all'originale. Con questi presupposti saranno molte altre le tipologie sciamaniche greche e soprattutto ne incontriamo nel mito di Dioniso.
Consideriamo il mito di Orfeo:
Il suo mito comprende vari elementi ravvicinabili alla ideologia e alla tecnica sciamanica. Il più importante é naturalmente la sua discesa agli Inferni per cercarvi l'anima della sua sposa Euridice. Almeno una versione del mito non menziona l'insuccesso finale. La possibilità di strappare qualcuno agli Inferni, del resto, é confermata dalla leggenda di Alceste. Ma Orfeo presenta anche altri tratti da Grande Sciamano: la sua arte di guaritore, il suo amore per la musica e gli animali, i suoi "incantamenti" e la sua fascinosità, il suo potere di divinazione. Persino il suo carattere di "eroe civilizzatore" non contraddice la miglior tradizione sciamanica: forse che il Primo Sciamano non fu il messaggero inviato da dio per proteggere l'umanità dalle malattie e per civilizzarla? Ancora un episodio del mito di Orfeo é nettamente sciamanico: la testa di Orfeo, che le baccanti avevano troncata e gettata nell'Ebron, galleggiò nelle acque e cantò fino a Lesbo. Poi esso, come la testa di Mimir, servì da oracolo. Ora i crani degli sciamani siberiani hanno egualmente una loro parte nella divinazione.47
Ciò che di sciamanico manca completamente nel mito orfico, é la collettivizzazione dell'esperienza.
Tutte le sequenze sciamaniche che incontriamo, hanno vita a sé, esistono e sono capacità di Orfeo. Lo sciamano, abbiamo visto, esplicava le sue funzioni durante i riti, collettivi, raramente da solo. Anche se tipologicamente simili, ben diversa é la loro essenza: qui ci appaiono come l'operare di un genio, di un individuo eccellente, là erano frutto di un'elaborazione collettiva guidata dallo sciamano.
Questa collettività della forma e del rito é maggiormente riscontrabile nel Dionisismo. Anche qui manca la struttura sociale sciamanica, evolutasi diversamente. Le divinità greche sono spesso "importate" dai popoli vicini, e rielaborate. Così Apollo viene dal Nord, dal paese degli Iperborei. é un ispiratore di "mania", possessioni-trance e divinazione. Gli sono dedicati vari santuari. Uno dei più importanti é quello di Delfo col suo oracolo.
Per ottenere la Profezia, una vecchia la Pitonessa, veniva abbigliata con indumenti da giovane. La pitonessa beveva l'acqua di un fiume sotterraneo, il Cavsotis. Non si sa se quell'acqua contenesse sostanze che contribuivano a procurarle i poteri divinatori. Quello che certamente l'aiutava era lo star seduta su un trespolo posto sopra una fessura della roccia da cui emanava biossido di carbonio. Questo stato può aver indotto lo stato di trance epilettica e il successivo atto della divinazione.
Il biossido di carbonio é, ad alta concentrazione, perfettamente in grado di alterare lo stato di coscienza. E se l'emissione di gas cessava, venivano fatte bruciare foglie di lauro in un recipiente di rame arroventato, e la Pitonessa respirava i fumi. é presumibile che queste emanazioni contenessero biossido di carbonio.48
Anche i Greci conoscevano varie sostanze intossicanti e non é difficile incontrarne un uso associato alla ritualità religiosa.
L'oppio era quasi certamente il principio attivo della droga "nepente" descritta da Omero quale "potente distruttore delle pene". Il poeta attribuì la sua scoperta agli antichi Egizi, ma se questi avessero realmente scoperto la droga o ne fossero semplicemente venuti a conoscenza da altri popoli, non si saprà mai. L'oppio era largamente usato nel mondo antico. Il papavero aveva un ruolo nei misteri di Cerere (Misteri Eleusini), che bevve il suo latte per ottenere oblio dal dolore.49
Era ben conosciuta anche la canapa, Dioscoride ne elencò le virtù terapeutiche e ne raccomandò l'uso dei semi come cataplasma contro le infiammazioni.
Parimenti era conosciuta l'intossicazione a fini estatici. Secondo De Ropp, nei baccanali veniva usata Datura Stramonium. Di diverso avviso é Allegro, secondo lui anche qui interviene l'Amanita Muscaria in cui sarebbe identificato Bacco, ed una sua caratteristica di "Dio Fallo". I bambini che secondo alcuni miti sarebbero stati fatti a pezzi e mangiati dalle Baccanti, sarebbero stati, in realtà, dei funghi.
Nelle sue varie caratterizzazioni il culto di Dioniso o Bacco fu quello che ebbe maggior diffusione nel mondo ellenico e successivamente investì -portato da commercianti ed eserciti, particolarmente quelli macedone e romano- tutta l'area mediterranea, soppiantato molto più tardi dal cristianesimo, che si impone grazie ad un'organizzazione teologica e strutturale che mancavano al primo.
La popolarità di cui (...) godeva la personalità di Dioniso gli permise di attrarre a sé, a partire da un dato periodo, molti culti che stavano perdendo il loro carattere primitivo, e di sostituirsi a un buon numero di "daimon" il nome dei quali, anche nella cerchia locale dei suoi adoratori, non destava più che vaghi ricordi. La regolarità con la quale avvenne questa sostituzione nel caso di culti vegetali, riuscirà però più comprensibile se si tiene presente che fin dalle origini nell'ambiente dove i primi gruppi di fedeli chiamarono e sentivano la presenza, si ritenne che questa divinità si manifestasse in alcune specie vegetali; essa aveva dunque posto in un sistema di culti che, ancora vivi nel secondo millennio, si estendeva sia verso il nord europeo, sia verso l'est asiatico al di là dei limiti del mondo Egeo.50
Caratteristica del culto -ed in questo può essere avvicinato ai riti sciamanici- é la gioia collettiva. Gioia che
é la stessa derivante dall'evasione dalla vita ordinaria che accompagna la festività e i festini; in particolare, riflette l'egualitarismo che si stabilisce tra i partecipanti alle stesse libagioni.51
Una delle caratterizzazioni di Dioniso é appunto quella,
conforme a un genio della vegetazione, di dio delle feste, dio la cui manifestazione corrispondeva alla celebrazione delle antiche feste agricole del rinnovamento o feste celebrate dopo la fine dei raccolti e anche durante i riposi invernali.52
Feste popolari, non solo di evasione, ma che si caratterizzano anche come estraneità dei meno abbienti ad una società pur sempre oppressiva. Terminato il lavoro, garantita la sopravvivenza, la festa diventa un punto di ritrovo con persone nelle stesse condizioni di vita, incontro al di fuori delle convenzioni sociali, di lavoro, leve, o altro. Esprimono dunque momenti di liberazione, di altissima gioia. Tale sarà anche l'ebbrezza, finalmente la possibilità di uscire dalla monotona e grigia realtà quotidiana.
La ricerca di un'alterazione degli stati di coscienza stimola e si compie con l'euforia collettiva, le danze, le musiche, il vino ed altri inebrianti. La trance diventa il coronamento ideale di queste feste: percezione alterata, questa permette anche di sfogare molte delle ire represse nelle condizioni normali.
Ad Atene le feste dedicate a Dioniso si celebravano nel cuore dell'inverno. Da dicembre a marzo, periodo di riposo dell'agricoltura, e delle attività di esportazione, commerciali, marittime, si verificavano le condizioni ideali per dedicarsi alla pratica della gioia, alla sua ricerca, innanzitutto.
Per una popolazione di agricoltori e soprattutto di marinai, come quella di Atene, i mesi d'inverno erano mesi di riposo, erano i mesi durante i quali si godeva dell'abbondanza dei viveri dopo il raccolto; essi erano propizi per i divertimenti, pei banchetti, e per le feste. Le sagre che vi si celebravano avevano un carattere più popolare delle cerimonie disseminate nel corso dell'estate: tanto più popolari, forse, perché perfino nella luminosità del clima mediterraneo gli elementi etnici nordici che mescolandosi alle popolazioni indigene portarono alla formazione del popolo greco, non avevano dimenticato che nell'Europa Settentrionale i giorni più brevi, più bui e più rigidi dell'inverno erano quelli in cui si manifestavano di preferenza gli esseri demoniaci, esseri aventi relazione con la notte, col mondo sotterraneo e con lo scatenamento delle forze atmosferiche. Una costante, se così si può dire, del sistema religioso delle antiche religioni europee fu che proprio nei periodi critici che segnano l'inizio della stagione invernale o la fine di essa, vennero situate le feste dei morti, spesso concepite come l'occasione per la riapparizione temporanea delle anime dei defunti. I sentimenti destati da questi contatti periodici con l'aldilà presentavano una certa complessità. Non vi mancava l'inquietudine necessariamente suscitata a ogni manifestazione del soprannaturale. Ma tale sentimento non escludeva disposizioni d'animo che davano un conforto e una gioia. Il mondo dell'aldilà, se coincideva col mondo infernale e sotterraneo, era anche una sorgente inesauribile di benedizioni e di ricchezze. Il dio di questo mondo, Plutone, era il ricco per eccellenza, era identico a Ploutos, dio della ricchezza.53
La gioia e la transe sono accomunate. Le feste sono espressione di gioia, vi é pertinente la ricerca di stati estatici o di transe. Per i commentatori dell'epoca, certamente non rientravano nelle classi popolari, l'estasi coincideva con la follia. Ecco che Dioniso é il dio folle, il dio della follia, il dio che dà la follia, la transe, appunto la "mania" degli antichi.
4.5.1 Il rito come festa collettiva.
La ritualità, la festa, é collettiva e pubblica. Assistiamo a processioni di baccanti e menadi54 possedute dal dio. Ma ci sono anche dei momenti riservati agli addetti ai lavori, su cui mai si pose occhio profano. Per Jeanmaire:
Si può ritenere come sufficientemente provato che l'esercizio del menadismo e delle pratiche orgiastiche da esso presupposto comportava, in date occasioni, delle oribasie, delle escursioni nelle montagne, probabilmente allo scopo di raggiungere un sacrario o un luogo adatto dove compiere riti segreti,55
Nel suo cercare o presupporre uno stato di possessione, l'orgiasmo si associò intimamente al recarsi in luoghi solitari abitati dagli dei, ossia a ciò che Strabone chiama l'oribasia. Ciò vale per l'orgiasmo in tutte le sue forme, compreso naturalmente l'orgiasmo dionisiaco, però senza un esclusivo riferimento a Dioniso, anche se si deve riconoscere che questo dio era quasi predestinato a concentrare nella sua complessa personalità tutte le forze viventi della natura selvaggia.56
Dioniso non é l'unica divinità ellenica il cui culto persegua l'acquisizione di stati di transe. Dioniso, col tempo, raccoglie in sé e soppianta i preesistenti culti estatici. Tra questi vi sono i culti di dee altrettanto dispensatrici di stati "maniacali", Ninfe, Artemide, la Madre Terra, Era. Dioniso diventa il dio innovatore, cui spetta il compito di ereditare la carica di Zeus e di riportare l'umanità ad un cambiamento in positivo: chi ripropone un ritorno alla mitica età dell'oro, chi un sovvertimento sociale. Il suo nome é legato ad un'ansia di rinnovamento. Vi é in questo una riproposizione del mito del Primo Sciamano, inviato divino come guida e salvatore dell'umanità. L'evoluzione sociale e la sua stratificazione fanno sì che il mito si trasformi proponendo il dio come sovvertitore, in quanto, ormai, soltanto con la sovversione dell'ordine costituito é possibile un miglioramento della condizione umana.
4.5.2 Dioniso divinità popolare ed innovativa.
Questo aspetto innovativo si delinea fin dai primi tempi, quando soppianta altre divinità. Ad esempio, nel mito di Artemide. é connessa con la natura selvaggia, é dispensatrice di "mania", non soltanto quella positiva, come la transe, ma anche come rappresaglia, come mania suicida o omicida, é vendicativa, violenta; anche ad essa viene attribuito un corteo di ninfe, che guida nella danza. É crudele, il suo culto prevede anche sacrifici umani, Dioniso spirito dei tempi nuovi, inglobandone il rito, lo sdrammatizza. Il rito di sangue viene sublimato nel simbolo, col ditirambo acquista una dimensione artistica. É il ditirambo un coro disposto a circolo che canta, danza, creando sottofondo e giudizio in una gara di declamazioni in versi al dio. Al vincitore spetta il bue, o altra vittima, sacrificale ed il compito di compierlo. Caratteristico del ditirambo é il frastuono, grida, canti, musica di flauti e tamburi, tutto l'occorrente per favorire il sopravvenire di stati estatici.
A differenza delle altre divinità, ed in questo trova la sua forza -oltre alla popolarità che riscuote la transe-, non ha santuari in cui si celebrino i culti, né una collocazione fisica. Tutti gli oppressi si riconosceranno nei culti a lui dedicati.
Alcuni dei miti che lo riguardano ci raccontano una passione di tipo sciamanico. Ancora fanciullo viene fatto a pezzi dai Titani. Varie sono le possibilità finali del mito. In una versione viene messo a bollire in un pentolone e mangiato. Atena, cui spetta il cuore, anziché mangiarlo lo porta a Zeus; questi, dall'organo, lo fa rinascere, Altri ce lo mostrano risorgente non appena il corpo smembrato viene sepolto nella Madre Terra, Rhea, che ne riunisce le membra e ridà loro la vita; ed ancora vediamo il suo corpo spezzettato consegnato all'ignaro fratello Apollo, dopo varie vicissitudini il fardello che lo contiene finisce nel fuoco sacro da cui il dio rinasce. Altre varianti, escluse -per ovvi motivi- quelle risalenti ad autori cristiani, sempre ce lo presentano rinascente, riproponendoci un ciclo noto: morte, smembramento, rinascita rituali.
4.5.3 Scontro tra dionisismo e stato nella Roma repubblicana.
La sua connotazione innovativa si accentua quando il suo culto approda a Roma, dove più forti sono le contraddizioni sociali. Ed é proprio a Roma che per la prima volta nella storia la diversificazione tra religione popolare e religione di stato si evidenzia apertamente come scontro di classe.
Dioniso é il dio del rinnovamento e come tale viene accolto dai popoli italici. Indipendentemente dagli ideali innovativi, il fatto stesso che si creino organizzazioni, sette, di praticanti il culto, costituisce una minaccia per una repubblica imperialista che si sente tutt'altro che sicura da ribellioni e sommosse popolari. Gli iniziati ai misteri dionisiaci vengono così associati ad ogni sorta di misfatto: criminalizzati e sterminati. Nel 187/6 a. C. vennero proibiti i baccanali, a Roma e dintorni furono arrestati sacerdoti ed adepti e fu aperta un'inchiesta che coinvolse l'intera penisola. Secondo Tito Livio sarebbero stati oltre settemila i congiurati, e moltissime furono le esecuzioni.
Nella Roma repubblicana i baccanali coinvolsero gente di varia estrazione sociale, ma furono prevalentemente i ceti meno abbienti ad infoltirne le schiere di praticanti. Le cerimonie e la transe assunsero ben presto una connotazione di classe ben più marcata che in Grecia. Qui, anche se con lo sviluppo sociale si erano delineate le religioni come patrimoni di determinate classi sociali, e la transe dionisiaca era diventata patrimonio popolare, lo scontro era rimasto a livelli minimi e i ditirambi ed i baccanali avevano costituito una sufficiente valvola di sfogo per i ceti meno abbienti. A Roma, invece, la pratica della transe diventa incontro tra diversi, ed i baccanali costituiscono potenziali strutture organizzate.
4.5.4 Classi sociali, dionisismo e sua repressione.
Aumenta nei vertici politici
il timore di un'agitazione mantenuta e propagandata attraverso l'Italia contro lo stato romano, contro la sua costituzione politica e sociale. Il loro timore era tanto più giustificato in quanto tutti i capi dei baccanali si reclutavano in popolazioni sottomesse male e di recente. Ad ogni modo l'affare assume tali proporzioni che fu necessario l'intervento dell'esercito romano. Ma la resistenza fu ugualmente forte.57
Con la repressione si tenta di perseguire due obiettivi, lo smantellamento dei baccanali come momento organizzato, ed il recupero del dionisismo nei canoni liturgici romani. Riesce il secondo progetto, tanto bene che in epoca successiva anche alcuni imperatori aderirono al dionisismo; naturalmente la pratica della transe viene soppiantata da quella orgiastica. Soltanto in parte si raggiunge il primo: i baccanali furono smantellati, i templi non costituirono più dei riferimenti, ma la resistenza contro lo stato romano continuò organizzandosi nell'Italia Meridionale, nei dintorni di Taranto. Il periodo successivo fu costellato di rivolte ed insubordinazioni, tanto che per mantenere l'ordine si rese necessaria la presenza costante dell'esercito.
Continua vivace la ricerca della transe, che diventa sempre più espressione della rabbia e del malcontento dei sottomessi. né la repressione romana, né la successiva cristiana, riuscirà a venirne a capo.
note al cap. 4:
31 - S. Moscati: op. cit., pagg. 123/124.
32 - M. Eliade: op. cit., pagg. 289-290.
33 - M. Eliade: op. cit., pag. 301.
34 - M. Eliade: op. cit., pag. 301/302.
35 - M. Eliade: op. cit., pag. 305.
36 - S. Moscati: op. cit., pag. 277.
37 - S. Moscati: op. cit., pag.304.
38 - George Dumezil: Storie degli Sciti, Rizzoli Milano 1980, pag. 187.
39 - G. Dumezil: op. cit., pag.184.
40 - M. Eliade: op. cit., pag. 306.
41 - H. Jeanmaire: Dioniso: religione e cultura in Grecia, Einaudi, Torino 1972, pag. 30.
42 - H. Jeanmaire: op. cit., pag. 31.
43 - H. Jeanmaire: op. cit., pagg. 132/133.
44 - H. Jeanmaire: op. cit., pag. 135.
45 - M. Eliade: op. cit., pag. 297.
46 - M. Eliade: op. cit., pag. 297.
47 - M. Eliade: op. cit., pagg. 298/299.
48 - C. Ciapanna: op. cit., pag. 226.
49 - Robert S. De Ropp: Le droghe e la mente, Cesco Ciapanna Editore, Roma 1980, pag. 94.
50 - H. Jeanmaire: op. cit., pag.
51 - H. Jeanmaire: op. cit., pag. 25.
52 - H. Jeanmaire: op. cit., pag.
53 - H. Jeanmarie: op. cit., pag. 36.
54 - Baccanti e menadi sono al contempo gli iniziati e gli esecutori dei culti dionisiaci, esperti nel conseguimento di stati di transe, espressione centrale dei riti. Sono prevalentemente giovani donne. Il menadismo é tipico dell'età compresa tra la pubertà ed il matrimonio.
55 - H. Jeanmaire: op. cit., pag. 181.
56 - H. Jeanmaire: op. cit., pag. 186.
57 - George Lapassade: Saggio sulla transe, Feltrinelli Milano 1980, pag. 69.
5.1 Continuità della pianificazione religiosa istituzionale.
Il cristianesimo nasce nell'impero romano. Ne assume l'assolutismo, l'integralismo, l'intolleranza. Anche ora il potere, cristiano, si delinea come dominio assoluto, con implicazioni teocratiche. Ancora una volta il monopolio religioso é strumento di pieno controllo sociale. Come nella società romana, sono perseguitate tutte quelle forme di cultualità popolari non riconducibili all'impostazione gerarchica ed alienante della chiesa. Nuovamente l'interpretazione spirituale e l'uso di sostanze psicoattive acquisiscono uno spiccato antagonismo sociale. Da una parte l'istituzione, la religione di stato; dall'altra riti di gruppo e collettivi, la ricerca di stati estatici o di transe patrimonio di settori popolari. Questa pratica é vicina all'organizzazione sciamanica, non perché ne riproponga contenuti e forme, bensì ne mantiene gli aspetti collettivi, in contrapposizione alla spersonalizzazione robotizzata cercata dalla Chiesa per i suoi adepti.
Nel suo compiersi, il rito si dà come contestazione, come non riconoscimento delle interiezioni sociali, come momento estraneo alla quotidianità ed alla struttura sociale, come riappropriazione della espropriata personalità originaria.
Secondo Metraux:
La trance offre a chi si rifugia in lei, un mezzo di evasione dalle situazioni spiacevoli. L'individuo in stato di trance non é in alcun modo responsabile delle proprie azioni o delle proprie parole. Cessa di esistere come persona. Un posseduto può quindi, con completa impunità, esprimere pensieri che, nello stato normale, esiterebbe a formulare a viva voce. é un fatto osservato comunemente che o posseduti tengano discorsi, o si lascino andare ad atti violenti, che si possono solamente spiegare con rancori nascosti. La loro indiscrezione, talvolta sconvolgente, mette in ansia tutta l'assemblea che manifesta la propria disapprovazione e supplica il dio di tacere. La possessione svolge qui una funzione analoga a quella dell'ubriachezza negli Stati Uniti; di scusare sovente un'esplosione di sincerità.58
É limitante considerare la transe solamente come evasione. La sua ricerca indica una insoddisfazione della vita quotidiana e può trasformarsi in evasione, ma dimostra anche una volontà cosciente di uscire dagli schemi usuali di una società di fatto oppressiva, anche se le conseguenze possono essere tremende: tortura e morte. Indica quindi una volontà latente di ribellione, che non sempre trova sbocco come tale, ma spesso si sfoga nella transe stessa.
5.2 Popoli che presentano una continuità con lo sciamanesimo, in Europa.
Apriamo una parentesi per vedere anche i popoli nord-europei. Esprimono un'organizzazione sociale e religiosa molto vicina a quelle sciamaniche. Tranne i Celti, che sono da questi sottomessi, provengono tutti dalla Scandinavia, con qualche eccezione asiatica; la loro cultura sopravvive nei secoli, lasciando profonde tracce di formalità sciamanica nella religione dominante, fornendo schemi rituali alla ricerca popolare. Le loro società sono organizzate in modo simile a quella degli Sciti, assembleare; conoscono ed usano canapa ed amanita muscaria come inebrianti. Sono formidabili guerrieri e distruggono l'impero romano, impotente ad arginare le loro scorrerie, prima, l'urto frontale poi. Non presentano una macchina istituzionale altrettanto organizzata e sono pian piano recuperati dalle strutture che questo si lascia alle spalle: la Chiesa con le varie diramazioni cristiane che ne derivano.
I popoli marinai del Nord, che hanno continuato a risiedere nella Scandinavia, che i loro contemporanei hanno chiamato Normanni o Vichinghi. Le loro diversificazioni sono talmente insignificanti che si possono considerare un'unica entità socio-politica.
Contadini, ma anche commercianti -i loro traffici andavano da Oriente ad Occidente, dalla terra dei Lapponi a quelle arabe, dall'Irlanda alla Grecia ed all'Europa intera- insuperabili navigatori, predoni e guerrieri -durante una delle loro escursioni giunsero perfino ad assediare Costantinopoli.
La loro struttura sociale é molto simile a quelle orizzontali primitive. Come gli Sciti, anch'essi non esprimono un clero regolare,
tra le funzioni del capo o condottiero locale vi era quella di fungere da intermediario tra adorato e adoratore59
Anche la mitologia racchiude molti aspetti sciamanici. La loro genealogia divina manifesta correlazioni con le concezioni sciamaniche, da una parte, e le mitologie dei popoli indoeuropei, dall'altra. Anche i Vichinghi hanno tre categorie di divinità: il sovrano terribile, Odino, feroce padrone della magia e della conoscenza; gli dei guerrieri, ad esempio Thor; gli dei di ricchezza e fecondità, quali Frey.
In prima posizione fra gli dei del Nord sta Odino, strano e poliedrico, demoniaco e spaventoso, la sua passione é conoscere e comprendere, e per la sapienza ha corso molti rischi e compiuto molti sacrifici. Per una sorsata dal pozzo di Mimir (la fonte della sapienza) ha ceduto un occhio, e per la sua magia e le sue rune é rimasto appeso nove notti all'albero squassato dai venti. ... Egli era il dio della forca e di chi su di essa moriva, dio della guerra e di coloro che per sua causa morivano, dio della conoscenza occulta e signore dei morti dai quali deve essere appresa.60
Odino é tipicamente sciamano, resta impiccato all'albero sacro, il Frassino del Mondo, Yggdrasil, per nove giorni. Come lo sciamano, acquista la conoscenza e rinasce. Come tutti gli alberi sciamanici, anche Yggdrasil é al centro del mondo, collegamento e ponte tra cielo, terra e mondo dei morti. I morti sono i depositari della sapienza, non é un concetto nuovo.
Odino é uno sciamano, oltre che dio, ne ha le capacità, inoltre crudeltà, violenza, irosità, non lo rendono facilmente accessibile agli uomini, che si riconoscono maggiormente in Thor o Frey. Già nella sua forma il primo é decisamente umano, irascibile ma gioviale, violento ma lineare, forte mangiatore e bevitore.61 Questa sua umanità lo rende ben presto il più importante dio presso la civiltà norrena. é Thor che difende Asgard, la dimora divina, dagli attacchi dei nemici, é suo il ruolo più importante nella battaglia che segnerà la fine del mondo e degli dei, é il suo culto l'avversario più ostico che la chiesa cristiana incontrerà nel suo avanzare.
Frey é il dio della fecondità e della sessualità ... l'immagine di lui, ad Uppsala, si distingueva per l'enorme fallo e le statuette, dagli attributi simili, ritrovate in Svezia, devono anch'esse riferirsi a lui. Il suo culto aveva solennità orgiastiche.62
Anche i Vichinghi dovranno soccombere all'efficiente macchina clericale e nel XIII secolo vengono "convertiti" a far parte della grande famiglia cristiana. La loro società si evolve, non più schiavi: specializzazione individuale. Anche tra di loro prende corpo lentamente una rigida stratificazione gerarchica.
Dopo la "civilizzazion" dei Vichinghi in Europa dovrebbe regnare la pace, con il pieno controllo ecclesiastico. Non é così. Il medioevo é costellato di innumerevoli guerre locali, e in ambito sociale si manifesta una forte opposizione dei ceti più poveri. Non sempre si manifesta apertamente, ma se innumerevoli sono le guerre, altrettanto innumerevoli sono le sommosse popolari. La Chiesa manovra ed ordisce intrighi nel primo caso, reprime duramente tutti coloro che sfuggono al suo controllo religioso e di pacificazione sociale, onde prevenirne l'ingovernabilità.
5.3 Religiosità non ufficiale e sua repressione.
Il dissenso, qualsiasi sia la forma che assume, indipendentemente dal ceto sociale di chi lo porta avanti, sia monaco o intellettuale, contadino o mendicante; viene criminalizzato, torturato, bruciato sul rogo purificatore di origine sciamanico.
5.3.1 Satana: nascita di un mito e suo ruolo.
Il primo passo é la criminalizzazione, la necessità di calunniamento per creare un pericolo "reale", che comporta la nascita di un nemico onnipotente interno alla stessa società. Tale nemico é invenzione tutta cristiana, é catarsi simbolica del male assoluto, é il Diavolo. Vari sono i nomi con cui viene designato, unica la sua funzione: organizzare e distribuire il Male tra gli uomini. altamente metafisica é tale concezione, il Male é tale tout court, fa male agli uomini e basta. Non é dolore, é molto più tangibile quello della tortura, o del patibolo, non può essere calamità, la maggior parte delle persone non ha niente, neppure il pasto successivo, da perdere; eppure esiste ed é estremamente pericoloso.
In realtà serve soltanto un pretesto gestibile per potersi impunemente liberare di nemici ed indesiderati.
Il cristianesimo si fa carico di elaborare così il mito di Satana e della sua azione di disseminare il male tra gli uomini. Inizialmente lo presenta come spauracchio, come pericolo incombente su chi si allontana dal suo grembo. Quando non basta più a frenare le pavide pecorelle nello smarrimento, si accorge che a Satana serve una struttura organizzata: adoratori, esecutori, "esercito". Lo trova nei propri nemici, reali, potenziali, immaginari. La mannaia del boia, gli strumenti di tortura e le fiamme dei roghi, non avranno più quiete.
5.3.2 Nascita di sette ereticali.
In una società di artigiani, commercianti, pensatori, e artisti, com'era quella medievale, il fiorire degli scambi con un Oriente socialmente più evoluto, una società cioé tendenzialmente in espansione ed evoluzione, é comprensibile che appaiano tendenze innovative anche in campo teologico. Nascono sette innovatrici, rispetto alla staticità della chiesa ufficiale, contemporaneamente al delinearsi di una cultualità a sfondo estatico tra i ceti esclusi dalla ripartizione della ricchezza.
Sono questi i nemici, coscienti o meno dell'esserlo, più pericolosi per la conservazione ecclesiastica. Contro di essi, come strumento che ne giustifichi la repressione preventiva, viene elaborato il mito di Satana signore del male, che trova seguaci tra gli uomini.
5.4 Delinearsi storico del mito di Satana.
La concezione cristiana della possessione demoniaca trova origine nei vangeli, dove si vede Gesu, lo sciamano, l'esorcista, guarire dei posseduti dal demonio. Questo punto di partenza é naturalmente anche il punto di arrivo di un lunga elaborazione culturale che si é sviluppata nel giudaismo. Altro punto di passaggio, e di rottura, che occorre tenere presente per capire perché la transe sarà maledetta dai cristiani: l'apostolo Paolo la cui conversione passa attraverso una transe estatica sulla strada di Damasco, condanna, con una glossolalia, tutta una tradizione popolare dell'estasi collettiva.63
5.4.1 Uso del mito per reprimere la pratica della transe.
Il primo nemico ad essere colpito é la transe 'pagana', cioé non riconducibile ai culti spersonalizzanti della Chiesa. Deve perciò essere provocata dal Signore del Male e come tale, sempre e comunque, stigmatizzata, per ora.
Sono i cristiani ad elaborare il mito di Satana, probabilmente proprio perché necessitano di un pretesto per colpevolizzare la transe. Secondo Cohn64
Nel Vecchio Testamento egli65 non appare affatto con tali caratteristiche66. Per gli antichi Ebrei Yahveh era un dio tribale: essi consideravano nemiche loro e di Yahveh le divinità dei popoli circostanti, e non sentivano il bisogno di altre personificazioni del male. Più tardi, naturalmente, la religione tribale evolse in monoteismo; ma il monoteismo é così assoluto, l'onnipotenza e l'onnipresenza di dio sono ribadite così incessantemente, che le potenze del male appaiono, al confronto, insignificanti. In tutti i libri del Vecchio Testamento si fa allusione a queste potenze soltanto in pochi passi scoordinati. Siamo abituati a considerare il serpente che ingannò Eva nel giardino dell'Eden come Satana mascherato; ma il testo non garantisce affatto una tale interpretazione, dato che il serpente é presentato come una delle creature di Dio, e in quanto tale buono, e viene maledetto solo dopo il suo disastroso intervento, e in conseguenza di esso. Non vi é alcun passo nel Vecchio Testamento o nei vangeli che autorizzi una tale identificazione. Infatti le prime chiare indicazioni che il tentatore del paradiso fosse Satana si ritrovano in scritti non canonici a partire dal primo secolo d. C. ...
Ed ancora, Lapassade:
La transe popolare, condannata nella cristianità, diventa così una pratica demoniaca. é uno sconvolgimento assoluto della situazione: fino ad ora, potevamo considerare la transe come una sorta di preghiera. Come un movimento che si dirige incontro alla divinità, o che la riceve in sé. Adesso, invece, quanto meno agli inizi dell'era moderna, la transe non la troveremo più se non come alleata del demonio.
Questo sconvolgimento é preparato fin dal tempo della rottura, in Grecia, fra Dioniso e Apollo. Ma non é essa a condurre a compimento tale sconvolgimento: se é vero che il concetto di demoniaco (il daimon) é presente preso i Greci, esso ha tuttavia un significato diversissimo, in un contesto storico totalmente diverso; e non si può considerare in alcun modo la contrapposizione tra Apollo e Dioniso come la contrapposizione tra il bene e il male. Si tratta piuttosto di due religioni che coesistono, e perfino, come abbiamo visto, che comunicano. D'altro canto, lo spirito profetico ed estatico dell'Oriente classico, ed anche lo spirito dionisiaco, conosceranno una rinascita nella transe araba, la quale, invece, non verrà affatto perseguita sistematicamente né eliminata. é dunque il cristianesimo la religione che serve ad illustrare la legge sociologica enunciata da Max Weber secondo la quale la religione decaduta diventa stregoneria per la religione trionfante.67
Come abbiamo visto i padri fondatori della chiesa primitiva, innovando radicalmente la concezione delle pratiche magiche, avviano, tramite la stigmatizzazione della transe, quel processo, lento ma costante, che sfocerà nella repressione delle credenze e delle ritualità che non si riconosceranno completamente nell'ortodossia cristiana.
Nel mondo pagano tali pratiche erano state giudicate a seconda delle intenzioni che le sottendevano: per esempio la divinazione o previsione di un evento futuro non era un delitto, mentre la magia malefica era un crimine soggetto alle sanzioni della legge civile. Ma i Padri, se erano convinti che maghi e stregoni potessero davvero fare cose soprannaturali, erano altresì convinti che questi poteri derivassero dalle antiche divinirà pagane. Ogni pratica magica -anche di magia benefica- era perciò considerata come una forma di adorazione del demonio, e una grave trasgressione nei confronti della religione, indipendentemente dal fatto che essa fosse o no un reato per la legge civile. Per questa via, gli insegnamenti della Chiesa primitiva prepararono la strada ala grande "demonizzazion" degli esseri umani che avrebbe preso piede, molti secoli dopo, nell'Europa Occidentale.68
La Chiesa adotta approcci diversi nei confronti della pratica del magico: verso le forme pagane e sciamaniche esterne la società cristiana (Celti, Germani, Normanni, Slavi, ecc.) cerca la loro conversione, tramite la predicazione ed introiettando nelle proprie formalità cultuali alcune delle loro pratiche.
Le pratiche pagane non sempre furono stroncate spietatamente; molte furono addirittura incorporate -dopo essere state modificate assai superficialmente- nella pratica della Chiesa.69
Questo fenomeno ci spiega così l'incontro nella cultualità ecclesiastica di molti elementi mutuati dalla pratica sciamanica.
Diverso é l'atteggiamento della Chiesa nei confronti del dissenso o opposizione, o semplice non ortodossia, all'interno della società. L'eresia é comunque, nelle varie fasi, stigmatizzata, criminalizzata, repressa.
Nell'XI secolo, quando la pratica della transe, da fenomeno locale ed isolato, semiclandestino, sviluppò una concezione non rigidamente ortodossa come fenomeno di massa; quando fiorirono cultualità e concezioni diverse; quando sette ereticali cominciarono a diffondersi lungo le strade commerciali provenienti dai Balcani, e a proliferare nella civiltà urbana in sviluppo dell'Italia del nord, della Francia e della valle del Reno70; quando queste presero piede anche fra nobili e clero, fra mercanti ed artigiani; vi fu la drastica reazione istituzionale.
Le autorità, tanto ecclesiastiche quanto secolari, reagirono severamente a questi segni di dissenso organizzato. Il tranquillo pragmatismo dei primi secoli fece posto ad una crescente intolleranza e rigidità in materia di fede. Gli eretici furono mandati al rogo, ma questo non fu tutto; ben presto questi furono anche calunniati. Fu nel contesto di questa lotta contro l'eresia che, per la prima volta, nell'Europa occidentale, gruppi di esseri umani furono definiti adoratori di Satana.71
5.5 Evoluzione del mito di Satana: prime condanne ai suoi adoratori.
Nel 1022, alcuni canonici della chiesa di Orleans furono riconosciuti colpevoli e condannati al rogo. Sappiamo in che cosa consisteva realmente la loro eresia: essi negavano che il corpo e il sangue di Cristo fossero davvero presenti nell'eucarestia, negavano che il battesimo con l'acqua avesse qualsiasi efficacia soprannaturale, pensavano che esso non servisse affatto a invocare l'intercessione di santi. Affermavano invece di ricevere lo Spirito Santo per mezzo dell'imposizione delle mani, ed inoltre parlavano molto di un certo "cibo celeste". Il riferimento al "cibo celeste" era sufficiente a eccitare la fantasia e a sciogliere la lingua. Un cronista contemporaneo, Adhemar de Chabonnes, descrive come questi uomini furono ingannati da un laico illetterato, che diede loro da mangiare le ceneri di un bambino morto e così li legò alla sua setta. Una volta che essi furono iniziati, il Demonio sarebbe apparso loro, talvolta come un negro e talvolta come un angelo di luce. Egli avrebbe comandato loro di rinnegare Cristo nei propri cuori, pur continuando a sostenere pubblicamente di essere veri seguaci di Cristo. Egli li avrebbe altresì istruiti ad abbandonarsi in segreto ad ogni sorta di vizi.
Intorno al 1100 questa descrizione fu ulteriormente elaborata.72
5.6 Ultimo passo: Satana ha il suo esercito pronto per la condanna al rogo.
C'era ancora un passo da compiere: gli eretici dovevano essere presentati non solo come alleati dei demoni, ma come effettivi adoratori di Satana. Questo passo fu compiuto verso la fine del XII secolo. Intorno al 1190 il cronista inglese Walter Map, o Mapes, che visse a lungo in Francia, descrisse gli incontri di eretici che si supponeva avessero luogo in varie provincie francesi, in particolare in Aquitania e Borgogna. Egli narra che un enorme gatto nero sarebbe disceso sopra la riunione, usando una fune che pendeva dal soffitto; contemporaneamente le luci si sarebbero spente e tutti si sarebbero precipitati ad adorare il gatto -che era ovviamente Satana- baciandolo in modo osceno. Da quel momento, l'idea dell'adorazione fisica di un Satana personificato doveva divenire parte integrante dello stereotipo popolare dell'eretico. Nel 1233 lo stesso papa Gregorio pubblicò una bolla che descriveva come nelle riunioni di eretici in Germania Satana sarebbe apparso sotto le spoglie di un gatto nero, o di una rana, o di un rospo, o di un uomo coperto di pelo; e come la compagnia gli avrebbe dato baci osceni e poi si sarebbe abbandonata a orge e depravazioni. Tuttavia, anche dopo il documento papale, dovevano passare altri settant'anni prima che queste accuse figurassero in un vero e proprio processo: e non si trattò allora di un processo a veri e propri eretici, ma ai cavalieri templari di Francia. I cavalieri templari erano un ordine di monaci soldati, che per due secoli lottarono per difendere le conquiste dei crociati nel vicini Oriente. Ma l'ordine divenne anche enormemente ricco, con proprietà e piazzeforti in ogni paese, dall'Armenia all'Irlanda. Inoltre i templari fungevano da banchieri e finanzieri internazionali, presso i quali re e papi depositavano le loro rendite e dai quali, in caso di necessità, dovevano prendere in prestito il denaro. E i privilegi che essi avevano acquisito da re e papi li rendevano, in Francia, almeno uno Stato nello Stato. La loro casa fortificata in Parigi divenne il centro del mercato mondiale del denaro. Nel 1307 il re di Francia, Filippo IV, che aveva già spogliato ed espulso gli ebrei e i banchieri lombardi, decise di annientare i cavalieri templari e di incamerare le loro ricchezze. I templari furono arrestati e torturati così crudelmente, che molti morirono sotto la tortura. Ma altri "confessarono". Essi dichiararono che, al momento della loro iniziazione, all'Ordine avevano preso parte ad assemblee notturne in cui il Diavolo era adorato sotto l'aspetto di un gatto nero, o anche un idolo di nome Baphomet (senza dubbio una corruzione di Mahomet); che queste assemblee comportavano orge sessuali, talvolta omosessuali, talvolta con demoni sotto l'aspetto di donna; che tutti i neonati venivano arrostiti e il loro grasso spalmato sull'idolo di Baphomet. In forza di queste accuse l'Ordine dei cavalieri fu sciolto, in gran numero di templari fu arso vivo, e il re di Francia fu sollevato da alcune delle sue difficoltà finanziarie.
In tutta questa vicenda si sentono menzionare relativamente poco i cacciatori professionisti di eretici, e cioé gli inquisitori papali. L'inquisizione era stata fondata nel 1230, e fu attiva nel sedicesimo secolo specialmente contro le cosiddette sette albigesi o catare della Francia meridionale.73
5.7 La strega: espressione della cultura popolare.
Nella memoria popolare erano rimaste impresse, anche se spesso distorte, reminescenze dei poteri sciamanici. É concettualmente presente, lo sciamano o il suo erede, la strega, nel patrimonio culturale popolare. Timore o speranza, fiducia o condanna, diverse sono le posizioni nei suoi confronti. Di questo fatto approfitta la Chiesa, dapprima crea la "superstizione", la credenza in attività soprannaturali da parte di uomini malvagi contro gli onesti. La getta contro i suoi nemici, tali perché da essa immaginati e materializzati, accusandoli di praticarla. Li calunnia, li tortura, li condanna, li uccide. Un comune destino attende sia i gruppi minoritari ma egemoni economicamente o culturalmente, ebrei, templari; sia i diversi, gli emarginati, le streghe, componenti meno minoritarie, ma che non si pongono come gruppi organizzati. Questi ultimi probabilmente costituiscono una grossa componente sociale, ma non si pongono come struttura organizzata.
La chiesa ha buon gioco nel loro calunniamento. Di fatto costituiscono un pericolo, anche se soltanto potenziale; in un periodo in cui ribellioni e saccheggi sono frequenti, i settori sociali minimamente agiati, che hanno delle proprietà da difendere, sono pronti a farsi impressionare da chi lancia segnali di allarme su probabili sconvolgimenti sociali ed una recrudescenza maligna.
É facile instillare la paura del demonio tra questi ceti, ottenendone la collaborazione nello sterminio dei "suoi servi". Creata la fobia delle streghe, si trovano anche queste -non é l'indemoniato che stimola il formarsi dell'esorcista, ma al contrario, chi si definisce esorcista, per esercitare la sua capacità, deve trovare l'indemoniato da esorcizzare. Chiunque si senta benestante coglie volentieri l'occasione di denunciare come strega il primo povero che lo guarda male; processi, sevizie, condanne non si contano più.
Mendicanti e vagabondi costituiscono il veicolo ideale per le idee di rivolta, la loro rabbia, i loro spostamenti ne fanno ottimi strumenti di circolazione di idee, informazioni, e socializzazione di esperienze diverse. Possono partecipare a sommosse e saccheggi, spintivi da un capitalismo nascente che soppiantando con un rigido controllo sociale i contenuti di mutuo appoggio tipici del villaggio rurale, non lascia loro alternative: o la morte per fame -molti la subiscono- o i tentativi di ribellione o di saccheggio, effimeri speranze di miglioramento di una condizione di vita che ha un solo epilogo: la morte per stenti e fame, prematuro termine di una vita di sacrifici e malnutrizione.
La vita notturna diventa momento di liberazione dal giogo quotidiano. Di notte non girano guardie, le spie stanno chiuse in casa, é il momento migliore per riappropriarsi della propria individualità, coscienza, libertà. Di notte si può vivere. Ed ecco lo svilupparsi di feste, danze, canti collettivi. In questi frangenti si vivono collettivamente stati di alterazione della percezione. Le streghe conoscono molti prodotti farmacologicamente attivi, ma non sono necessari. É sufficiente la fame a provocare stati di allucinazione, che potenziati da danze e frastuono, possono trasformarsi in transe.
Ancora una volta la festa si lega ad un'appercezione collettiva della realtà altra, é possibilità di evasione dal quotidiano estraniato, ed incontro con la coscienza liberata dalle imposizioni sociali.
Come presso i primi gruppi umani lo sciamano garantiva il contatto con il quotidiano ed il ritorno dal viaggio estatico, la strega ne ricopre il ruolo. La sua conoscenza porta al viaggio, la sua esperienza garantisce il non degenerare. La transe é la regina della situazione, diversa dall'estasi ne ha smarrito le connotazioni di ricerca della realtà separata. Comporta comunque il ripristino della coscienza originaria, se opportunamente guidata, un esperto può farlo. Diventa fondamentale la presenza della strega, sacerdotessa popolare, da questo riconosciuta e consacrata.
5.9 Dalla festa collettiva al rogo collettivo: la criminalizzazione cattolica del Sabba.
Queste feste, definite sabba, sono apertamente osteggiate dal potere, che colpisce i presunti partecipanti con torture e rogo. I commentatori contemporanei, di regime, ce li presentano come esecuzione di orrendi crimini: cannibalismo, adorazione e rapporti sessuali con Satana, sacrifici umani, orge, ecc.
In realtà non é né un passaggio verso l'atto sessuale, né un'insurrezione. Nei sabba sono contestati l'ordine sessuale e l'ordine politico, ma le definizioni di licenziosità o sovversione vengono formulate per giustificarne la repressione. La transe esprime momenti di erotismo, e Satana é divenuto il dio della vita e del piacere.
Da Dioniso a Satana le cultualità maggiormente ostacolate diventano automaticamente punto di riferimento per gli oppressi decisi a trovare momenti di libertà. La repressione ne provoca un effetto dirompente ed antagonista alle istituzioni.
La transe, la cultualità estatica, sono legate alla presa di coscienza popolare, sono anche origine si dissenso, sommosse, ribellione. Il potere le reprime ferocemente, ma non riesce ad estirparne la pratica. Il mito della strega trova così espansione e giustificazione. Se in un primo momento l'accusa di stregoneria é stata utilizzata per liquidare i potenziali "concorrenti" interni al palazzo se ne rafforza la pratica per distruggere tutti i potenziali "nemici" che si limitano a subire, non avallandolo, il potere: contadini, vagabondi, nullatenenti.
La strega o il mago sono dipinti dalla mitologia cristiana dominante, come adoratori di Satana, dediti al male, alle orge ed al cannibalismo, specialmente di bambini. In realtà é una figura dedita alla ricerca della conoscenza; che ha una padronanza delle sostanze vegetali tale da permetterle di utilizzarle come allucinogeni o medicinali; attraversa tutto il medioevo e diventa ben presto l'unico soggetto in grado di guarire o alleviare le malattie delle masse popolari, quando la medicina é accessibile soltanto ai più abbienti, per gli altri l'"acqua santa" é l'unica panacea per tutti i mali, che viene offerta.
Quello vegetale non é l'unico settore di ricerca esplorato. Abbiamo alchimisti, matematici, filosofi, che estraniandosi o criticando un potere di fatto teocratico, vengono tacciati di stregoneria, o satanismo, e condannati al rogo "purificatore".
L'accusa di stregoneria accomuna vagabondi, mendicanti, nullatenenti costretti a ricorrere all'aiuto dei vicini. Quando il mutuo soccorso tipico del villaggio medioevale viene soppiantato dalla mentalità individualista del nascente borghese -commerciante e artigiano-, questi si libera dalla sua cattiva coscienza accusando di stregoneria coloro che non vuole più aiutare. Anche i potenziali nemici o concorrenti vengono denunciati come cultori di Satana, con un tribunale dell'Inquisizione disposto ad assecondarle costringendo chiunque a confessare i più orrendi crimini.
Quando a volersi liberare dei personaggi scomodi é l'istituzione, l'accusa coinvolge intellettuali, pensatori, "tecnici".
La strega bianca (chi era in grado di curare e guarire, a differenza della strega nera, temuta/o perché le/gli veniva attribuito il potere di portare disgrazie, malattie e morte) rientra in entrambi questi due gruppi di denunciati, anche se é difficile comprendere come si possa denunciare, condannando a morte, chi potrebbe essere l'unico aiuto in caso di malattie o incidenti. Soltanto la paura, il terrore del male, oscuro e tremendo, instillato dalla propaganda clericale, possono spiegare i massacri compiuti nei loro confronti, al di là della volontà del potere di monopolizzare l'intero scibile umano.
Per comprendere il ruolo della strega bianca -spesso chiamata fattucchiera- come guaritrice, dobbiamo ricordare che nel medioevo la medicina, come altre branche del sapere, era in una situazione di stasi. Per usare le parole di Jules Michelet: Se ne levi il medico arabo od ebreo, pagato a caro prezzo dai re, la medicina si esercitava solo alle porte della Chiesa, alla pila dell'acqua santa.
I guaritori legali erano quindi i sacerdoti ed i metodi corretti, socialmente accreditati, di cura, consistevano in preghiere, digiuni, e adeguate applicazioni di acqua santa. Questo, naturalmente, lasciava molti insoddisfatti, non solo perché sapevano che i ricchi si servivano di medici inaccessibili ai poveri, ma anche perché sapevano che esistevano erbe e pozioni, incantesimi e altri rituali magici offerti dai terapeuti "senza diplomi" o "indigeni" dei loro tempi, cioé delle streghe.
Le streghe stesse usavano sostanze farmalogicamente attive e le davano ad altri. Le leggendarie pozioni delle streghe condensavano tutti gli usi complessi e persino antitetici a cui poteva servire la tecnologia farmacologica della stregoneria; la pozione avrebbe procurato poteri magici alla strega che la beveva e poteva essere usata per avvelenare i sani o guarire i malati. Inoltre, ed é questa un'opinione dimostrata, sebbene i poteri della strega si basassero in parte sulla magia (cioé sulla fiducia dei suoi pazienti nella sua abilità nell'arte del guarire), queste donne possedevano anche numerose sostanze farmalogicamente attive e sapevano come servirsene. Per esempio nel 1527 Paracelso, considerato uno dei più grandi medici del suo tempo, dichiarò pubblicamente che "aveva appreso tutto ciò che sapeva dalle fattucchiere".74
Nel classico testo di Margaret Murray, The Witch-Cult in Western Europe, A. J, Clark fornisce informazioni specifiche sulla composizione che le streghe usavano in occasione della celebrazione del sabba. Gli effetti psicoattivi di questi unguenti sono evidenti e sono notevolmente simili a quelli che oggi vengono spesso attribuiti all'L.S.D.
L'uso di unguenti spalmati sulla pelle, é presente in molte religioni. Questa pratica assumeva al contempo un aspetto cerimoniale, unito ad un effetto chimico, anche assorbite attraverso la pelle le sostanze chimiche sviluppano il loro effetto.
Clark ci dice:
Le tre formule degli unguenti usati dalle streghe (per volare) sono:
1.Prezzemolo, acqua d'aconito, fronde di pioppo, e fuliggine.
2.Pastinaca acquatica, acoro comune, cinquefoglie, sangue di pipistrello, morella olio.
3.Grasso di bambini, succo di pastinaca acquatica, aconito, cinquefoglie, belladonna e fuliggine.
Queste ricette dimostrano che la società delle streghe aveva un'ottima conoscenza dei veleni. L'aconito e la morella o belladonna, sono due delle piante più velenose che crescano in Europa spontaneamente; la terza é la cicuta, poiché probabilmente si riferisce alla cicuta e non all'innocuo prezzemolo che le somiglia molto,
La combinazione di un prodotto come la belladonna, che provoca delirio o stato di confusione mentale, e dell'aconito, che da aritmia cardiaca, possono facilmente suscitare la sensazione del volo, ed anticipano di molti secoli gli effetti della dietilammide dell'acido lisergico (lsd).
Il sabba é, quindi, un incontro di individui dediti a ricerche, ad estasi, a "viaggi" che ci ricordano l'estasi sciamanica.
Lo sciamanismo rappresenta l'organizzazione sociale primitiva, ma il suo riproporsi in tutti i momenti in cui la ritualità collettiva sfugge al controllo istituzionale, in alternativa o antagonismo, porta a credere che tale struttura sia tipica dell'uomo in tutti i tempi e stadi di sviluppo. Diventa estraneo all'umanità quando questa viene irreggimentata in una forma sociale spersonalizzante, come quelle teocratiche, colonialiste, capitaliste; quando il controllo sociale sull'individuo é totale.
Secondo Lapassade:
é la coscienza lucida ad essere seconda e ad essere una coscienza mutilata, e nello stesso asservita sia alla necessità della produzione che alle esigenze dell'ordine. La coscienza cosiddetta alterata é al contrario originaria, é la coscienza dello stato primario, e non "secondo" di fusione e di indistinzione.75
5.11 Le sette ereticali: l'accusa accomuna tutti, streghe e stregoni.
Un altro gruppo non allineato alle istituzioni é costituito dalle sette ereticali, coloro che non concordano completamente con la concezione clericale, la elaborano e vi introducono elementi nuovi, in alcuni casi anche la pratica dell'estasi e l'uso di sostanze atte a favorirla. Abbiamo visto il "cibo celeste" dei monaci di Orleans, altre esperienze ricercano stati estatici come momento di preghiera, come forma di incontro con Dio. Questo fenomeno ripropone la pratica di riti sciamanici, la preghiera collettiva, il contatto diretto don la divinità, la transe, anche se spesso si configura come possessione e non estasi. Così, in Russia, ne XVII secolo, si origina la setta dei Chlysty, i cui adepti vengono definiti "gente di dio", ed hanno una pratica estatica di gruppo:
L'estasi é nello stesso tempo mezzo e fine di questo risveglio spirituale: la setta é, innanzitutto, un ambiente in cui si coltiva e si realizza l'entusiasmo estatico. Questo presenta sempre un carattere collettivo. Indubbiamente può accadere che degli individui, dotati di speciali poteri, vengano visitati dallo Spirito, quando essi sono soli o tra i profani; ma questo é un fatto del tutto eccezionale: di regola, gli stessi profeti non giungono allo stato di ispirazione se non nel mezzo della comunità riunita in assemblea e in uno stato di entusiasmo.
Le riunioni cultuali in cui si concentra la vita della setta, si tengono di notte, al riparo da sguardi indiscreti, o in una sala approntata a questo scopo, o in un semplice fienile od anche in fondo alla foresta. Dapprima vi sono le preghiere e i canti, che evocano lo Spirito Santo; quindi ha inizio la Radenije, il "lavoro", il vero e proprio "servizio" di Dio. É la danza rituale; essa comporta diverse varianti, la più caratteristica delle quali é la seguente: vestiti di lunghi camici bianchi, i danzatori, girando su se stessi, formano una specie di ruota che si muove attorno al proprio asse nello stesso senso del sole. All'interno del girotondo sacro, uno o più profeti animano i danzatori con la voce e col fiato. Il ritmo é dato dal canto e dal battito delle mani dei presenti che non prendono parte alla Radenije; gli stessi danzatori cantano inesorabilmente un ritornello molto povero, e in genere composto di due sole parole: "Spirito, Dio" (Duch, Bog), e che viene interrotto di tanto in tanto, da interiezioni che ricordano stranamente l'évoè dei Baccanti.
All'inizio i movimenti, sebbene rapidissimi, sono regolari ed ordinati; ma a poco a poco, talvolta soltanto in capo a qualche ora, il ritmo si accelera fino a spezzarsi del tutto; i danzatori, col corpo tutto sudante, eseguono salti frenetici e non si controllano più. Allora si verifica in tutta l'assemblea un'esultanza frenetica e delirante: lo Spirito é disceso; non rimane che abbandonarsi ad esso. Uomini e donne si precipitano gli uni sugli altri, o per abbracciarsi perdutamente, o per picchiarsi a più non posso. Alcuni cominciano a fare lunghi discorsi in lingue sconosciute; altri contemplano visioni abbaglianti; altri ancora camminano a quattro zampe ed emettono urla animalesche. Tutti si sentono trasformati sin nel profondo del proprio essere: percepiscono profumi di una soavità tale che i profumi ordinari non possono darne neppure l'idea; diventano completamente insensibili al freddo, alla fatica, alla sofferenza fisica; questa anestesia, combinata con l'estrema tonicità del loro sistema muscolare, dà loro l'impressione di essere affrancati dalla forza di gravità e di volare in cielo aperto. Ma la grazia suprema, che serve a ricompensare i danzatori del loro faticoso "lavoro", si ha quando lo Spirito Santo si degna di far sentire all'assemblea, per bocca delle sue "trombe d'oro", la parola divina. Gettato a terra dal suo stato conclusivo, con la schiuma alla bocca, il profeta vaticina, spesso per diverse ore di seguito, sul passato, il presente e il futuro della comunità, sul destino degli individui, rivelando i loro peccati segreti o la loro prossima morte, sul tempo che farà e sulla qualità dei futuri raccolti; spesso oscura, sempre ritmata e ritmata, la profezia "nutre" gli animi degli uditori e li ricolma di gioia. Esausti per tanta agitazione, i fedeli, prima di disperdersi si calmano con dei canti e camminano un poco in fraterna comunità.76
Molte sono le analogie tra questa ed altre forme di estasi collettiva. Un'altra analogia é la condizione sociale dei partecipanti.
La "gente di Dio" si recluta soprattutto fra i contadini, e, in particolare, fra le donne; e infatti l'ambiente Chlysty sembra mirabilmente adatto alle loro esigenze religiose e morali. Nella Chiesa il contadino si sente un po' trattato come un estraneo e come un essere inferiore: gli si fa la lezione, in una lingua che egli non capisce bene, e con dei libri che gli sono estranei. Presso la gente di dio, invece, l'ignoranza é più un merito che un difetto: quelli che sanno leggere in generale non sono molto ben visti. Nella setta, il popolo é a casa propria; vi si ritrova completamente con le sue vecchie canzoni, le sue vecchie credenze e i suoi vecchi costumi, con la sua venerazione per i muti e i poveri di spirito, e, infine, con il suo orrore per le usanze occidentali, per il tabacco, per la patata che é il "pomo del diavolo". Il cristianesimo ufficiale si rivolge soprattutto alla ragione e alla memoria del credente; questi assiste al servizio divino, muto, immobile e rigido; la sua attività si riduce alla recita di preghiere imparate a memoria e all'esecuzione di gesti meccanici. La religione della gente di dio mette in esercizio il loro essere tutto intero, fisico e morale, la loro ingenua immaginazione, il loro istinto drammatico, e perfino la loro energia muscolare. La setta é come se restituisse voce e movimento al popolo riunito in assemblea, e fa di esso il vero officiante del culto. La chiesa ha saputo inculcare ai credenti un ideale ascetico assai severo, ma non ha dato loro la forza di metterlo in pratica e neppure domanda loro tanto. Il contrasto tra l'ideale ricevuto di un'integrale santità e la realtà di una vita insipida e quasi allo stato bestiale crea in molti contadini russi uno stato doloroso di cattiva coscienza, di lacerazione interiore e di umiliazione. La setta mantiene vivo e soddisfa questo bisogno di una vita più fiera, più elevata e più eccitante: essa invita i suoi adepti a realizzare finalmente il sogno tradizionale e li rende capaci di un eroico sforzo facendo sì che essi si elevino al di sopra di sé grazie alla virtù dell'entusiasmo.77
Un altro esempio di ricerca di stati estatici da parte delle masse oppresse, nonostante sia duramente perseguita: con torture e morte. Nelle righe precedenti si legge la chiave di interpretazione dell'evoluzione della caccia alle streghe.
A fronte della spersonalizzazione individuale, ad opera della chiesa cristiana, gli oppressi non possono che crearsi una propria cultualità che li veda partecipare attivamente, in modo collettivo.
note al cap. 5:
58 - A. Metraux; Il vodù haitiano, Einaudi Torino 1971, pag. 133.
59 - Gwyn Jones: I Vichinghi, Newton Compton Editori Roma 1977, pag. 341.
60 - G. Jones: op. cit., pag. 306.
61 - G. Jones: op. cit., pag.337.
62 - G. Jones: op. cit., pag. 334.
63 - G. Lapassade: op. cit., pag. 96.
64 - Norman Cohn: Il mito di Satana e degli uomini al suo servizio, in: Mary Douglas (a cura di): La stregoneria, Einaudi Torino 1980, pagg.35-36.
65 - Satana.
66 - Quella di Supremo simbolo del male in contrapposizione a Dio, supremo simbolo del bene.
67 - G. Lapassade: op. cit., pag. 96/97.
68 - N. Cohn: op. cit., pag. 39/40.
69 - N. Cohn: op. cit., pag. 40.
70 - N. Cohn: op. cit., pag. 40.
71 - N. Cohn: op. cit., pag. 40/41.
72 - N. Cohn: op. cit., pag. 41.
73 - N. Cohn: op. cit., pagg. 40/41/42.
74 - Thomas S. Szasz: Il mito della droga, Feltrinelli Milano 1977.
75 - G. Lapassade: op. cit., pag. 109
76 - G. Lapassade: op. cit., pagg. 71/72.
77 - G. Lapassade: op. cit., pag. 75
Le simbologie sono molte, e di diverso tipo. Le incontriamo nelle società sciamaniche, nella pratica estatica, sono presenti nella liturgia cattolica. Uno sciamano può avere spiriti protettori di sesso diverso dal suo, vivendo con essi un rapporto simbolico-sessuale. Similmente spesso stati di transe simbolizzano accoppiamenti sessuali.
Un'analoga simbologia erotica si trova anche nelle strutture ecclesiastiche: numerosi sono i testi mistici in cui sensualità ed estasi mistica sono intimamente legati. Esempio ne é questa citazione da Teresa di Avila:
Gli vidi una lunga lancia d'oro che si terminava in una punta infuocata, e mi parve che egli a più riprese me l'affondasse nel cuore e mi trapassasse le viscere! Allorché me la toglieva, mi pareva che mi strappasse anche le viscere lasciandomi tutt'infiammata del grande amor di Dio. Il dolore era sì intenso che mi faceva gemere e purtuttavia la dolcezza di quell'eccessivo dolore era tale che non mi auguravo certo di essere liberata. Il dolore non é fisico, ma spirituale, ancorché il corpo vi abbia parte, e larga parte anche. É una carezza di amore sì dolce quella che allora si passa tra l'anima e Dio, che io prego Dio nella sua bontà di farla provare a chiunque possa credere che io mento.78
Queste sensazioni estasiate, contrapposte dalla chiesa alle estasi sciamaniche o pagane, si incontrano spesso nei racconti dei mistici cristiani. Le penitenze, i sacrifici, i digiuni, che costoro si impongono, provocano stati di incoscienza colmati spesso da orgasmi spontanei. Biologicamente é normale che le astinenze forzate e prolungate provochino reazioni di questo tipo; non é altrettanto logico che ci vengano spacciati come incontri con la divinità.
Leggendo questi tesi si può comprendere quello che appare ed é il prodotto di menti malate: il concepire la possibilità di rapporti sessuali con il demonio da parte dei suoi servi umani. Accusa questa mossa a streghe e ad eretici, in realtà é all'interno della chiesa che di fatto incontriamo la sessualità distorta e sfogata in rapporti "soprannaturali". Anche l'orgasmo, in particolare se spontaneo, é un momento di percezione alterata; ciò che nei riti della trance e sciamanici é simbolizzato, la sessualità, nel cristianesimo sfocia nel simbolo. Il simbolo diventa fine ultimo, per pervenirvi ci si sottopone a grossi sacrifici.
Una volta raggiunto viene utilizzato come dimostrazione di capacità estatica; la pratica stigmatizzata é così svuotata dei suoi contenuti in uno scimmiottamento liturgico meramente formale. Di fatto il simbolo diventa un legame per quei ceti benestanti a cui la struttura di potere ecclesiastico garantisce la continuità di diritto alla sopraffazione, in questo si riconoscono e cercano di praticarlo a loro volta.
Un aspetto simile si riscontra in altre confessioni religiose, ad esempio nell'ascetismo degli yogi. Con lo yoga si raggiungono livelli estatici identici; qualcuno ha pensato e scritto che dopo che gli yogi avevano individuato metodi estatici, basati sull'ascetismo, qualcuno ha voluto imitarli senza sacrificio, abbandonandosi all'uso di droghe. Probabilmente la realtà differisce, sono gli yogi che hanno elaborato un sistema ascetico per pervenire agli stati estatici, descritti nelle antiche tradizioni ed erroneamente, da loro, attribuiti all'uso di soma, una bevanda inebriante.
In questo modo l'estasi diventa cristiana, si sono perse le sostanze allucinanti -troppo pericoloso il loro uso, potrebbe minare la stessa fedeltà degli adepti-, sostituite da castighi fisici. Il fine non é più la conoscenza della realtà diversa: il soprannaturale é tutto codificato nei testi sacri, la sua ricerca indicherebbe mancanza di fiducia nei dogmi espressi da questi, il viaggio sciamanico di conseguenza non serve più, diventando un impaccio da combattere, é altamente sovversivo riproponendo quella soggettività che da secoli si cerca di spegnere.
Bastone per i recalcitranti: rogo per chi pratica la ricerca individualmente o esternamente ai canali ecclesiastici; carota per i fedeli: esperienze estatiche fasulle.
Quella estatica non é la sola simbologia che la chiesa mutua dal patrimonio pagano precedente. L'estasi mistica é la forma addomesticata dell'estasi sciamanica, anche la droga sarà simbolizzata nel rituale, l'eucarestia; non più funghi allucinogeni, chiamati quasi ovunque figli di dio, ma pane e vino, corpo e sangue del figlio di dio. Non provoca stati di alterazione della percezione, però l'autosuggestione, unita all'assunzione di vino, come prescrive il rito, a digiuno, possono stimolare forti stati di ebbrezza.
Sembra una forma di invidia che guida l'acquisizione nei riti di pratiche esterne. Invidia che nasce dalla gratificazione propria dei riti collettivi ed estatici che ancora sono praticati. Riproponendoli nella forma ai propri fedeli si contengono le probabilità di una loro diserzione.
L'eucarestia ci richiama un altro mito. Il pane ed il vino, simboli nel simbolo, iconificano il figlio di dio, incarnatosi per guidare e salvare gli uomini. Come il Primo Sciamano, anch'egli messo divino, porta agli uomini conoscenza, salute, abbondanza, felicità. Novello sciamano, il cristo cristiano non ne possiede le capacità propiziatorie dell'alterazione percettiva collettiva. I suoi benefici sono strettamente riservati per i suoi fedeli, gli "iniziati", non sono più patrimonio pubblico, elargito alla società intera. Come gli sciamani é morto, ha soggiornato nel mondo dei morti, é rinato ed asceso al cielo. Per gli sciamani la morte simbolica costituiva l'apprendistato e segnava il passaggio da individuo normale a sciamano, dotato di maggiori poteri. Cristo non racchiude questo simbolismo, già prima della morte era onnipotente. Nel mito traspare l'acquisizione di miti preesistenti, edulcorati dai contenuti che avrebbero potuto sovvertire lo stato sociale.
6.2 Il simbolo come legittimazione delle detenzione del potere.
Anche cristo ha i suoi discepoli, gli apostoli. Saranno i fondatori ed i capi della chiesa. Uno sarà il vicario di Dio in terra, in realtà é semplicemente un sovrano che cerca una legittimazione divina, come in precedenza avevano fatto le prime società teocratiche.
Il dio moderno é concettualmente buono, mentre precedentemente andava soggetto a crisi di collera, ma consente che in suo nome si compiano le atrocità più aberranti, come la "santa inquisizione" coi suoi stermini, quelli precedenti tutt'al più permettevano di muovere guerra ai nemici esterni. Le divinità sciamaniche aiutavano gli uomini.
Un nuovo concetto prende vigore: la santità. É uno strumento molto utile per la conservazione dello status quo, in quanto per ottenerla sono prescritte severe norme comportamentali, funzionali alla conservazione delle differenze sociali. Presso gli Ebrei
la santità é simboleggiata dalla completezza: santità richiede che gli individui si conformino alla classe alla quale appartengono, e santità richiede che componenti di classi diverse non vengano mescolate.79
La santità significa tenere distinte le categorie della creazione; ciò presuppone quindi corretta definizione, discriminazione ed ordine. In base a questo, tutte le regole della moralità sessuale valgono come esempio del santo; incesto e desiderio sono contrari alla morale semplicemente, ma la santità é più una questione di separare ciò che deve essere separato, che di proteggere i diritti di mariti e fratelli.80
Col cristianesimo il concetto viene modificato, ma la sostanza resta. La santità non é più frutto dell'osservanza di regole oggettive di mantenimento dei ruoli, ma soggettiva di umiltà, castità, ascetismo. Il significato diventa l'accettazione gioiosa della propria condizione. Come qualunque istituzione la chiesa cristiana si é mossa su due binari.
Da una parte la conversione dei nemici esterni, avvenuto con un'opera di convincimento, recupero dei loro valori, svuotati dei significati originari ed inglobati nella propria mitologia. Così l'Epifania, la nascita di Cristo, l'adorazione dei Magi, ricordano la rinascita del dio vegetativo primordiale. I culti della fecondità, le processioni nelle campagne sono rimaste nella cultualità cattolica. Erodoto racconta di una manifestazione religiosa cui ha assistito in Egitto, dove portano, pregando, le immagini sacre in giro per le varie strade del paese.
Dall'altra la dura repressione: calunnie, torture, esecuzioni dei nemici interni, gli unici che possono mettere in serio pericolo l'ordine costituito, avendo la conoscenza e l'organizzazione necessarie.
6.4 Momenti sciamanici nella cultualità popolare.
Tra questi ultimi, resta viva la pratica di aspetti sostanziali dello sciamanismo, ne é cambiata la tipologia: la transe é nettamente diversa dall'estasi, la prima é in rapporto subordinato alla divinità, mentre l'estasi era aumento della conoscenza, non codificabile fisicamente. Entrambe manifestano un'appropriazione del mito, la pratica collettiva e l'essere alla pari di tutti i partecipanti. In entrambi i casi si usano ritmi musicali, favoriscono la percezione alterata, entrambi i riti ammettono l'uso di sostanze allucinogene. Queste caratteristiche consentono di identificare certe ritualità popolari come evoluzione dello sciamanismo, un'evoluzione imposta da una società rigidamente stratificata, ma che la mettono in discussione e se ne pongono al di fuori, finché il rito si compie. É per questo che sia nella Roma repubblicana, sia nell'Europa medievale, la transe sarà fuorilegge e repressa.
Anche il rogo cui erano destinati eretici e streghe é una trasposizione di elementi sciamanici. Per la chiesa il fuoco é l'unico strumento in grado di allontanare il demonio, quindi si strappa ad esso l'anima del condannato arso. Il fuoco gli fa la grazia: uccidendolo lo purifica, liberandolo dal male. Questa accezione purificatrice del fuoco si origina nello sciamanismo. Per gli sciamani il fuoco purifica ed é simbolo della loro capacità. Molti imparano a manipolarlo.
Da strumento fondamentale dello sciamano, il fuoco diventa, nel retaggio cristiano, strumento di tortura e portatore di morte per i non consenzienti.
Le istituzioni teocratiche e la Chiesa cattolica conservano moltissimi aspetti dello sciamanismo, ma é soltanto nella cultualità popolare che se ne conserva lo spirito. Cultualità che il potere non riesce a sussumere.
É legittimo ritenere che il perseguimento di stati di percezione alterata sia un comportamento normale nell'uomo. Ne consegue che un'istituzione di potere, per conservarlo, debba regolamentare tale alterazione. Può agire in diversi modi.
note al cap. 6:
78 - G. Lapassade: op. cit., pag. 180.
79 - Mary Douglas: Purezza e pericolo, Il mulino Bologna 1975, pag. 89.
80 - M. Douglas: op. cit., pag.90.
7.1 Tolleranza e controllo: ciò che si può e non si può fare con le droghe.
Controllare attraverso apparati dedicati, per lo più religiosi, l'uso delle sostanze che provocano visioni o allucinazioni dissimili dalla realtà, permettendolo in poche circostanze, solenizzandole arricchendole con un rituale appropriato che le teatralizzi; tollerare gli stati di ebbrezza che non si distaccano dalla realtà, rendendola accettabile; reprimere duramente in modo esemplare e spettacolarizzato tutti coloro che non si adattano al mero formalismo.
Sono soltanto i rapporti di forza tra le classi che determinano la scelta di uno o l'altro tipo di intervento da parte dell'autorità. Esigenze economiche possono determinare altre scelte, ad esempio l'apparato coloniale inglese, detenendo il monopolio della produzione di oppio, affrontò diverse campagne militari per imporne il consumo ai cinesi.
Il rituale elaborato dalla società sciamanica é collettivo nel rito, nell'assunzione e gestione degli inebrianti. Tale collettivizzazione dell'esperienza ne garantisce socializzazione ed elaborazione, elementi che contribuiscono allo sviluppo del gruppo. L'appercezione diventa conoscenza, la conoscenza favorisce il miglioramento delle condizioni di vita, la droga é stimolo alla crescita sociale. L'assunzione in gruppo ne garantisce altresì la regolarità, stabilisce inizio e fine del viaggio. Il ritorno, a volte difficile per chi affronta il trip in solitudine, é notevolmente favorito dalla presenza di altri, magari esperti, tipo lo sciamano. Tale difficoltà non deriva dal gradimento soggettivo della visione, l'ostacolo al ritorno alla realtà abituale é prodotto dalla diversificazione che la mente trova tra i vari tipi del reale. Le visioni, le situazioni interne vissute durante l'estasi, costituiscono un labirinto in cui la mente solitaria potrebbe anche perdersi; fondamentale al ritorno é l'aiuto reciproco, come nel quotidiano é importante la solidarietà per affrontare i pericoli della vita.
La consapevolezza del rischio é sufficiente a scongiurare l'uso individuale degli allucinogeni. Chi si imbatte casualmente in queste sostanze e si trova a farne uso in solitudine riuscendo a padroneggiare lo sconvolgimento mentale che esse provocano, acquisisce le tecniche necessarie al loro controllo, componente della capacità sciamanica. Dopo il tirocinio, durante il quale gli vengono trasmesse tutte le conoscenze tribali, é in grado di sciamanizzare.
Diversamente gli inebrianti non provocano condizioni mentali diverse dal quotidiano, la distorsione che operano é facilmente riconducibile all'esperienza comune, il loro padroneggiamento non richiede una conoscenza specifica, né la allargano. Possono quindi essere assunti come mezzi evasivi ed alleggerenti delle tensioni individuali e sociali.
L'avvento della teocrazia origina le prime discriminazioni sociali: i sacerdoti si riservano il monopolio degli allucinogeni, creandosi un esclusivo accesso ai reconditi meandri dell'intelletto; la conoscenza diventa loro appannaggio; chi non si assoggetta a queste regole é severamente punito.
Al popolo, a chi non é partecipe dell'esercizio del potere, é riservata l'ignoranza, anche dei propri processi mentali, può usare inebrianti, rassegnandosi alla sola evasione; l'alternativa é la pratica illegale dell'estasi. La pericolosità del viaggio intrapreso necessariamente individualmente e le pesanti sanzioni che ne possono conseguire, non sempre sono sufficienti a scoraggiarne i tentativi. Si originano così conflitti sociali, più o meno aperti, a seconda dei rapporti di forza che intercorrono nella società.
Con lo scorrere dei secoli la situazione resta immutata. Le istituzioni, comprese quelle contemporanee, colonialiste, imperialiste, e capitaliste, si pongono in maniera altamente repressiva nei confronti degli allucinogeni; tolleranti, se non stimolanti, verso gli inebrianti ed i narcotici, salvo qualche eccezione. Nel medioevo, la Chiesa stigmatizzava tutti i consumi di droghe. Diversificava la commistione delle pene, grazie all'Inquisizione: rogo per tutti. La società successiva, comprende che l'abuso di alcolici o narcotici, pur rendendo l'individuo potenzialmente pericoloso per se e per gli altri, non costituisce fonte di problemi per la continuità istituzionale. L'abuso di tali sostanze si delinea di un'utilità non indifferente per il controllo sociale, in quanto distoglie, assuefacendolo, il consumatore dalle sue conflittualità quotidiane, portandolo ad un unica esigenza: reperire la droga per rinchiudersi nella sua torre di avorio. Tale consumo viene quindi stimolato.
Memori dell'antica caccia ed esecuzione delle streghe, i seguaci delle varie confessioni cristiane, continueranno ad inveire contro gli "immorali ed abbrutiti" consumatori, ma non detengono più il potere, ora possono influenzare la società, ma non gestirla, per cui, salvo brevi quanto sporadici episodi, i loro strali si perdono nel vuoto.
La scelta del potere é ora di monopolio ed utilizzo di tutto ciò che può costituire fonte di guadagno o strumento di controllo sociale e mondiale. Alcol e narcotici possono assolvere entrambe le funzioni. Saranno gli strumenti fondamentali, uniti a piombo e polvere da sparo, dell'intervento capitalistico nel mondo.
7.2 Mezzo di controllo sociale.
Le culture nazionali o tribali si sviluppano anche attraverso l'uso di determinate sostanza. Se ad un gruppo dedito all'estasi, togliamo gli allucinogeni e imponiamo, rendendoli facilmente reperibili, l'uso ed abuso di superalcolici, in brevissimo tempo li avremo espropriati di tutto il loro patrimonio di tradizioni e dei loro ideali. Potremo dominarli senza timori di eventuali ribellioni, inoltre, essendo noi i loro fornitori della tanto ambita droga possiamo imporre loro i nostri usi, la nostra organizzazione del lavoro -reperendo così, in grande quantità, forza lavoro a prezzo irrisorio-, i nostri consumi -avendo disponibilità di un mercato cui rifilare i nostri prodotti di scarto o avariati-, i nostri prezzi. Siamo noi a decidere quanto deve essere il guadagno, nell'affare. Questa é stata la linea di condotta adottata dalle nazioni colonialiste ed imperialiste nei confronti del resto del mondo. L'alcol ha rivestito un ruolo di primo piano nella schiavizzazione di intere nazioni.
I primi a rendersi conto delle implicazioni delle droghe e ad inaugurarne l'uso testé esposto, furono i cattolicissimi Spagnoli. Impiegarono pochissimo tempo a comprendere che nell'America Latina l'uso sacramentale della coca, perpetuava l'aggregazione degli Incas come popolo, con il loro bagaglio culturale e di tradizioni, mentre, se somministrata quotidianamente, poteva aumentarne la resistenza alla fatica ed al lavoro. Iniziarono a reprimerne spietatamente l'uso cultuale, somministrandola giornalmente nelle miniere, utilizzandola come forma di salario. Una manciata di foglie faceva lavorare per giorni gli indigeni, che essendone sempre più assuefatti, lavoravano sempre più per averne. Per ottenerla dovevano forzatamente rivolgersi agli Spagnoli, che se ne erano assicurati il monopolio. Nell'America centrale le sostanze psicoattive fornivano tutte effetti allucinanti, sia il clero che l'esercito si prodigarono per scoraggiarne l'uso. La repressione fu tremenda ed i culti indigeni divennero ben presto clandestini, celati tanto bene ai bianchi che questi soltanto nel XX secolo seppero della loro continuità di esistenza.
Fu la "genialità" inglese che giunse al massimo grado di biechezza nella pratica del metodo. La scoperta della possibile distillazione del gin, ad alta gradazione alcolica con costi bassissimi, portò al suo lancio sui mercati internazionali. La Compagnia delle Indie, ufficialmente struttura commerciale, di fatto aveva una tale disponibilità di uomini e mezzi da confondersi con il governo; si assicurò ben presto il monopolio dell'intera produzione di oppio indiano. Sia l'oppio che il gin comparvero repentinamente tra il proletariato urbano inglese. Entrambe produssero un effetto di spersonalizzazione talmente efficace da risolvere tutti i problemi di conflittualità di classe, con la scomparsa, affogata nel gin o affumicata dall'oppio, della soggettività proletaria.
Lo stesso fecero all'esterno, imponendone spesso il consumo nelle colonie più turbolente. Gli introiti derivati dal traffico di oppio erano talmente alti che la Compagnia ne organizzò il contrabbando in Cina. I Cinesi non usavano oppio, ma il loro numero elevato ne costituiva un mercato appetibile. La Compagnia organizzò una fittissima rete di contrabbandieri, i cui ultimi addentellati erano locali, superò l'ostacolo dell'incomprensione linguistica grazie al lavoro dei missionari, che iniziarono a "predicare la parola di Dio" tra i "selvaggi" cinesi. Dopo qualche decennio di dispute ed un paio di spedizioni militari inglesi, la Cina dovette cedere all'Inghilterra la città di Hong-Kong ed aprire il suo mercato ai prodotti inglesi, tra i quali il più venduto era l'oppio, legalizzando così, forzatamente, quel traffico che aveva sempre osteggiato.
L'alcol inglese ebbe una rilevante importanza nella colonizzazione dell'Asia insulare del Pacifico e nelle Americhe del nord, anche se in questo continente non fu importato direttamente dagli Inglesi, ma dai coloni. Fu fondamentale il suo uso per stroncare la resistenza dei nativi nordamericani. Intere nazioni furono distrutte nel giro di pochi anni, quasi tutte le tribù persero le loro definizioni culturali iniziando un processo di disgregazione tale che l'uomo bianco ebbe buon gioco ad impadronirsi di tutto il territorio Nord-americano. Soltanto verso la fine del XIX secolo, con l'importazione del culto del peyote dal Messico i superstiti delle Nazioni nord-americane hanno ritrovato le loro identità culturale, di razza e di tradizioni.
Stessa sorte ebbero le tribù siberiane. La loro opposizione all'avanzata dei bianchi fu tenace e vincente finché, all'inizio del XX secolo, i mercanti russi iniziarono una massiccia vendita di alcol a questi popoli. In poco tempo l'alcol sostituì l'amanita e le altre sostanze nelle cerimonie sacre, abbrutendo lo sciamano al punto da non essere più in grado di raggiungere l'estasi e di dover ricorrere a trucchi per simularla. Anche in questo caso, la caduta dei valori sociali comportò disgregazione e facile sottomissione da parte dei Russi.
7.3 Disgregazione sociale ed effetto delle droghe inebrianti: l'alcol.
Non tutti i popoli subirono tale disgregazione con l'alcol, si limitarono ad assaggiarlo, ubriacarsi una volta, ed in seguito si guardarono bene dal ricadervi. Probabilmente la comparsa dell'uomo bianco, gli scontri che ne derivarono, la valutazione della sua infinita potenza contro l'insufficienza del proprio apparato bellico, la coscienza della sconfitta finale, fecero sì che una volta conosciuti gli effetti stordenti dell'alcol si finisse con l'abbandonarsi ad esso cercando di dimenticare l'incombenza del disastro finale. L'alcol non avrebbe fatto altro che accelerare un processo che si manifestava già embrionalmente. Ciò non toglie nulla alla pesante responsabilità dei colonizzatori bianchi.
Col passare dei secoli, col timore che anche nei propri paesi l'uso degli stupefacenti sortisse gli effetti da loro provocati all'esterno, con conseguenze disastrose per il mantenimento della propria disponibilità di forza lavoro e per la stabilità economica nei paesi capitalistici, i loro governi iniziarono decise campagne contro l'uso di tali sostanza. La repressione riprende vigore, si inizia a criminalizzare l'uso delle droghe, ed i consumatori sono arrestati.
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